Pavia | 21 Settembre 2021

Sale la tensione sul futuro di Eitan: “Voglio crescerlo come un figlio qui in Israele”

Nello scontro tra i due rami della famiglia interviene la zia materna, figlia di Shmuel Peleg, indagato per sequestro di persona. "Avevo un patto con mia sorella"

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Mancano pochi giorni e il tribunale di Tel Aviv si esprimerà sulla delicata vicenda che vede il piccolo Eitan Biran – bambino di cinque anni unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone – conteso tra il ramo paterno e quello materno della famiglia.

L’udienza è stata anticipata di alcuni giorni ed è in programma per giovedì 23 settembre. Per questo motivo la zia paterna del minore, Aya Biran, a cui Eitan è stato affidato, ha già raggiunto Israele dichiarando ai giornalisti di aver viaggiato con un unico obiettivo: quello di riportare Eitan in Italia.

A complicare ancor di più il quadro, dopo che il bambino era stato sottratto al suo tutore legale – la zia Aya – dal nonno materno Shmuel Peleg, ora indagato per sequestro di persona aggravato – sono arrivate le dichiarazioni della figlia di quest’ultimo, Gali Peleg, sorella ventinovenne della mamma di Eitan, deceduta nell’incidente di Stresa dello scorso 23 maggio.

Gali ha affidato al quotidiano La Stampa il suo sfogo e le parole della giovane hanno già fatto il giro di tutti i principali organi di informazione italiani. “Voglio adottarlo – ha spiegato la ragazza parlando di Eitan – e crescerlo come figlio mio”.

Attraverso le colonne del quotidiano torinese, Gali Peleg ha inoltre fatto riferimento a un non meglio precisato patto, stretto con sua sorella; un patto riguardante proprio Eitan e, presumibilmente, il suo futuro. “Per Eitan è meglio stare qui, in Israele” ha aggiunto ancora la ragazza, rimarcando la volontà di dare seguito al progetto messo in atto da suo padre. Un progetto a cui la stessa Gali non avrebbe preso parte, almeno non nella sua fase iniziale, quella del trasferimento del piccolo dall’Italia a Tel Aviv.

E a proposito del viaggio organizzato dal nonno Shmuel, risalente ormai a dieci giorni fa, la procura di Pavia ha aggiunto un terzo nome al registro degli indagati. Si tratta di un uomo israeliano di cinquantasei anni che avrebbe fatto da autista per lo spostamento di Eitan e del nonno materno dalla provincia di Pavia alla Svizzera, dove la coppia si è poi imbarcata all’aeroporto di Lugano, servendosi di un volo privato per raggiungere Israele.

Negli ultimi giorni il dibattito sulla contesa per il minore si è inasprito anche a causa di alcune voci circa un possibile movente collocato dietro l’azione compiuta dal 58enne Shmuel Peleg.

Or Nirko, marito di Aya Biran, ha confidato ai giornalisti i suoi sospetti circa una presunta eredità, particolarmente consistente e appartenuta al bisnonno di Eitan, deceduto a Stresa, che potrebbe aver mosso il 58enne nel progettare il sequestro, considerando che proprio Eitan, dopo i tragici fatti dello scorso maggio, potrebbe ora essere designato come nuovo erede di quella fortuna.

Gali Peleg, intervenendo sulla questione dei soldi, ha invece fatto riferimento alle somme raccolte per Eitan, dopo l’incidente, attraverso una serie di campagne di beneficenza. La ventinovenne ha ammesso che quel denaro è stato speso dai suoi parenti per finanziare la loro permanenza in Italia nei quattro mesi successivi al crollo della funivia.

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