Dumenza | 27 Giugno 2018

Rifugiati e richiedenti asilo a Dumenza, “Non esistono vite di seconda categoria”

Sabato 30, alle 20.40, presso la chiesa di S. Giorgio, lo spettacolo “Questo è il mio nome”. Il testo indaga le ragioni che hanno spinto gli attori verso l’Europa

Rifugiati e richiedenti asilo a Dumenza,
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(articolo di Cesi Colli)

La Parrocchia di Dumenza è in prima linea e collabora strettamente con Agrisol, la cooperativa della Caritas diocesana di Como: due realtà che insieme invitano a guardare il mondo e le persone con occhi diversi, con gli occhi di Dio, affinchè tutti noi come cristiani e cittadini possiamo diventare lievito nella società, così da potere abbattere le barriere e promuovere l’incontro con l’altro.

Grazie alla presenza di queste due realtà, a Dumenza, i migranti sono persone che partecipano alla vita della comunità e del paese perché sono stati accolti e accompagnati in un cammino tra pari, dove ognuno è fermento e ricchezza per l’altro. È, infatti, nella relazione che si possono scoprire le reciproche povertà e ricchezze, che poi devono essere armonicamente composte.

In questa ottica, per cercare di conoscere meglio chi sia il migrante, sabato 30 giugno, alle ore 20.45, presso la chiesa di S. Giorgio di Dumenza, verrà presentato lo spettacolo del Teatro dell’Orsa di Reggio Emilia: “Questo è il mio nome”, che ha ricevuto il Premio del Pubblico al 15° Festival di Resistenza, “Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria”. Non esistono vite di seconda categoria, ogni vita vale: rifugiati e richiedenti asilo, provenienti da Senegal, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Nigeria, Gambia, sono i protagonisti di questa pièce teatrale. Il testo indaga le ragioni profonde che hanno spinto gli attori ad avvicinarsi inesorabilmente verso un’Europa che non li vuole, portando con sé i saperi, le storie e la cultura del loro mondo.

“In scena nessun buonismo – sottolineano gli autori, Monica Morini e Bernardino Bonzani -, ma ciò che rende uguali gli esseri umani: i giorni felici, l’infanzia, la relazione con i genitori e i saperi di cui siamo portatori. Poi questo patrimonio incandescente fa i conti con realtà che negano la sopravvivenza, allora la vita porta allo strappo, alla scelta, alla fuga: insomma, tutto quello che è escluso dai documenti delle Questure del mondo. Le loro esperienze di vita sono pesanti, ma ognuno di loro nell’atto teatrale è leggero: il loro è un canto universale in grado di attraversare confini geografici e storici”.

Nella fattiva collaborazione tra la Parrocchia dumentina e Agrisol, è ormai una realtà consolidata il progetto dell’orto solidale, chiamato il “Granello di senape”, che vede impegnati quattro richiedenti asilo, che producono ortaggi e frutta sui terreni di proprietà della parrocchia. Terreni che, fino al loro arrivo, erano incolti e improduttivi, ma dall’incontro e la collaborazione tra Laerte, giovane agronomo di Agrisol, e Giuseppe, un pensionato amante della campagna, hanno trovato nuova vita, dando lavoro e, quindi, l’opportunità a quattro giovani migranti di avviarsi verso una nuova vita.

L’area della piantagione, dopo la bella esperienza dello scorso anno, è stata ampliata di altri 4000 metri quadrati; sono state inserite piantagioni diversificate, con l’introduzione del mirtillo siberiano della asiminia e della feijoa; un nuovo terreno della Parrocchia è stato bonificato e si prevede per il prossimo anno l’installazione di un vivaio: così, nel lavoro della terra, l’integrazione si compie, semplicemente, con la contemplazione del seminare, crescere, dar frutti.

E’ importante e bello che i ragazzi imparino a conoscere i giovani migranti per far sì che nella differenza riescano a recepire il positivo dell’altro e ad offrire qualcosa di proprio. Per questo, durante l’oratorio estivo, partecipano ad un laboratorio di orticultura, nel quale, insieme a quattro migranti e al volontario Giuseppe, lavorano insieme e sviluppano nuove piantagioni.

Nella giornata del migrante, inoltre, una caccia al tesoro ha fatto sì che i giovani richiedenti asilo, attraverso il gioco, abbiano potuto raccontare la loro storia ai bambini e ai ragazzi di Dumenza. Una squadra di alcuni giovani migranti fanno da supporto all’operaio del Comune, eseguendo la pulizia delle strade e il mantenimento del verde pubblico. Il lavoro è apprezzato da tutta la popolazione, dove si vedono bei gesti di gentilezza e tenerezza, come la vecchietta che offre loro il caffè o chi si ferma a dire grazie.

Nel solco del Sinodo “Chiesa dalle genti”, indetto dalla diocesi di Milano, il monastero dei benedettini della “Comunità monastica SS. Trinità” di Pragaletto (Dumenza) ha organizzato una tre giorni di incontri per approfondire la situazione delle grandi migrazioni, che si è conclusa sabato 23 giugno con la presentazione della condizione dello straniero dal punto di vista biblico.

La speranza è di continuare in questo solco così ben tracciato perché l’amore non si può fermare alle sole domande, ma deve rimboccarsi le maniche e soprattutto non può mettersi a cercare risposte tutte e solo razionali.

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