(Ilenia Cerrelli – Maura Musci) Ore 9 a Caravate, tutti a raccolta alla Villa Letizia, la cooperativa braccio operativo della Caritas comasca. I più puntuali già pronti in classe per partire, i ritardatari spronati dai propri compagni. Alle 9.20 tutti in direzione verso il comune. Dieci minuti di cammino, una decina di ragazzi in fila indiana, accompagnati dall’insegnate e da un’educatrice. Tutti un po’ infreddoliti e ancora intorpiditi dalla mattinata invernale. Si chiacchiera, ci si tiene compagnia. Ed eccoli davanti al portone del comune. Ed è come quando alle medie si va a fare una gita imposta dai professori: sai che potrebbe essere utile, ma la tua motivazione principale è il non rimanere in classe, fare qualcosa di diverso, che ti connette con la realtà, che ti fa percepire che tu sei. E sei in un posto. E sei reale.
Una gita sul territorio, nel paesino dove vivi, per capire come funziona. Capire cos’è un comune, come è strutturato e perché è utile. Strano pensare che quei ragazzi in fila indiana non siano adolescenti di una scuola media di paese, ma degli uomini. O dei ragazzi diventati uomini prima del tempo.
Richiedenti asilo, più comunemente immigrati in attesa di permesso di soggiorno. Ed è qui che l’attesa infinita del sapere se puoi rimanere nel paese che ti potrebbe salvare, si può trasformare in possibilità, opportunità. Non più tempo immobile ed eterno. Ma presente che costruisce il futuro. Grazie alla vicesindaco di Caravate, Daniela Mendozza, e alla sua disponibilità si delinea meglio quella struttura che è così importante nella vita comunitaria di un paese. Una spiegazione semplice e lineare del ruolo del Municipio, dei suoi uffici e di cosa fanno. Conoscenze semplici e basilari per chi ha avuto la fortuna di nascere in un paese organizzato seppur burocraticizzato fino al midollo. Non così scontate per chi magari ha vissuto gran parte della propria vita in un villaggio immerso nella campagna, a chilometri di distanza dalla città, dove la semplice iscrizione anagrafica non è una cosa scontata da fare.
Una gita che si è trasformata, da opportunità unilaterale per i ragazzi ospiti del centro di accoglienza a Villa Letizia, a scambio e confronto culturale. Integrazione che si fa dialogo, e non imposizione ed obbligo. Domande, risposte e confronto su diritti e doveri di un cittadino, situazione lavorativa, possibilità e opportunità connesse, sulla crisi della società che non è solo crisi legata all’immigrazione, ma a difficoltà più ampie e complesse conseguenti alla crisi economica e valoriale.
Dopo il confronto, un giro per vedere i diversi uffici, conoscere il personale e poi si torna a casa. In fila indiana così come siamo arrivati, ma con uno spirito diverso. Un po’ più sicuri di far parte di qualcosa che prende forma, rassicurati nel nostro senso di appartenenza. E si, anche più spaventati. Come si è spaventati quando realizzi che un sogno sta prendendo forma.
Nello stesso giorno è stato organizzato una serata al cinema con il medesimo gruppo di ragazzi. Presso l’oratorio di Laveno Mombello, il Centro Giovanile Sirà, infatti, aveva organizzato un Cineforum, avente come tema di base la paura. L’ultimo appuntamento era specifico sulla “paura del diverso”. Il film in programma, “Non sposate le mie figlie!” di Philippe de Chauveron, affrontava in modo divertente e leggero il tema dell’integrazione degli stranieri in Europa. Un argomento che quindi tocca molto da vicino i ragazzi richiedenti asilo ospitati da Agrisol.
Il film è stato proiettato in una piccola sala dell’oratorio, di cui il gruppo occupava quasi la metà dei posti. L’accoglienza del Gruppo Giovanile e dei presenti in sala è stata molto calorosa. Vedere, poi, i ragazzi ridere di gusto durante tutta la proiezione è stato un vero piacere. Partecipare serenamente con gli italiani ad un pezzetto della loro vita è stato importante per i giovani migranti perché generalmente vivono una realtà che è un vero e proprio percorso ad ostacoli, spesso isolati a Villa Letizia. E’ bastato un film per dar corso ad un incontro tra persone…
© Riproduzione riservata
Vuoi lasciare un commento? | 0