Varese | 15 Novembre 2023

Gavirate, uccisi dal monossido: gli imputati vengono assolti

Il termotecnico e l'amministratore di condominio finiti a processo non sono responsabili per i fatti del 28 ottobre 2019. Madre e figlio morirono intossicati nel loro appartamento

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Assolti con formula piena, perché il fatto non sussiste. Si è chiuso così il processo per omicidio colposo relativo alla tragedia avvenuta il 28 ottobre 2019 in via dei Pozzi a Gavirate, dove una donna di 93 anni e il figlio 61enne erano morti intossicati dal monossido di carbonio nel loro appartamento al piano terra di un condominio.

I due imputati, un termotecnico difeso dall’avvocato Simona Ronchi e l’amministratore di quel condominio di Gavirate, difeso dall’avvocato Vittorio Crosta, non sono responsabili per le due morti. Lo ha stabilito oggi il tribunale di Varese, dopo che anche il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione.

Già durante il dibattimento (qui i dettagli) un consulente della difesa aveva parlato di “tragica casualità” in rapporto ai due decessi, legati ad una combinazione tra l’uso prolungato di acqua calda e l’accensione di una cappa da cucina presente all’ultimo piano del condominio. Circostanza che si sarebbe ripetuta diverse volte nell’arco di vari anni, ma che era risultata letale soltanto quel 28 ottobre di quattro anni fa, quando il fatto che alcuni scaldabagni e la cappa fossero erroneamente collegati alla stessa canna fumaria, aveva creato un “effetto tappo” all’interno dell’impianto di smaltimento dei fumi delle caldaie a gas e dei vapori provenienti dalla cucina, favorendo così la concentrazione di monossido nell’appartamento delle vittime.

Su quell’impianto il termotecnico finito a processo non era mai intervenuto, ha sottolineato nella sua arringa l’avvocato Ronchi, ma si era limitato all’installazione di uno scaldabagno. E alla fine la tesi difensiva è stata accolta dal giudice.

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