Laveno Mombello | 8 Maggio 2022

Alla scoperta di lago e montagna tra Laveno Mombello e Luino

È Francesco Carabelli a rendere affascinante una zona da rivalutare, non solo per le sue tante bellezze naturali ma anche per l’offerta turistica sicuramente importante ed interessante

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(A cura di Francesco Carabelli) A nord di Laveno, seguendo la lacuale che scorre lungo la costa orientale del Verbano, si incontrano diversi paesi, comuni o frazioni, che interrompono il corso della strada con i loro centri storici affacciati sul lago.

Ci si imbatte anche in molte spiaggette, molto frequentate in estate da turisti, bagnanti per diletto, ma anche da coloro che hanno la passione delle immersioni subacquee. Costoro trovano nel lago Maggiore un ambiente ove mettersi alla prova, data la consistente profondità dello stesso, che con i suoi 370 mt circa di profondità massima è il lago più profondo d’Italia, anche se non il più grande (prima di lui il lago di Garda con i suoi 370 km quadrati di superficie, di contro ai 212 kmq circa del lago Maggiore e ai 145 kmq circa del lago di Como).

Questi paesi vivono molto di turismo, in particolare puntano sui turisti stranieri, affascinati dalle bellezze delle nostre zone e attirati dai costi inferiori nel soggiornare qui o nell’acquistare una casa, rispetto alla vicina Svizzera (Locarno, Ascona o altre località sul Verbano o sul Ceresio). E così, questi paesi si popolano in estate e con la bella stagione, ma spesso anche in occasione di ferie e festività, che hanno un calendario diverso, ad esempio in Germania, rispetto all’Italia.

Vi è poi il turismo di prossimità: tanti lombardi, in particolare insubri o milanesi, scelgono di trascorrere qualche giorno in queste zone, o acquistano casa, attirati anch’essi dall’ampia offerta turistica, che permette di vivere sia il lago che i monti che lo circondano, ove è possibile fare trekking o, in inverno, sciare, qualora le condizioni meteo siano favorevoli. Penso, ad esempio, alle vicine piste della Forcora nel luinese (vedi il bel racconto di Piero Chiara “I dentisti invidiosi”, della raccolta L’uovo al cianuro e altre storie, che ci dà indicazioni sulla nascita della passione dei luinesi per lo sci alpino) o alle piste di sci di fondo a Brinzio o a Cunardo, che non distano poi molto, per chi abbia un mezzo proprio per muoversi e non debba dipendere dai mezzi pubblici, che lo costringerebbero a lunghe attese e a frequenti cambi.

Penso anche ai tanti ciclisti che per diletto solcano queste strade, nei giorni feriali o nel fine settimana, cimentandosi sulle salite delle Prealpi o sulla lacuale che porta in Svizzera, passando per Laveno, Luino e Maccagno. Consiglio in merito la lettura della raccolta di scritti di Piero Chiara sul ciclismo. Lo scrittore di origine luinese fu anche coinvolto nelle cronache televisive di alcuni Giri d’Italia tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 (cfr. appunto in merito il bel libro uscito nel 2013 per i tipi di Nomos Edizioni di Busto Arsizio, a cura di Alberto Brambilla, dal titolo Lo Zanzi, Il Binda e altre storie su due ruote. Scritti sul ciclismo 1969-1985).

Una volta, prima della Seconda Guerra Mondiale, c’era una vasta rete di tramvie che collegavano le valli varesine (vedi ancora una volta i racconti di Piero Chiara in cui si cita, ad esempio, il tram della Valcuvia, e il bel libro di Maurizio Miozzi, Le Tramvie del Varesotto, per i tipi di Macchione editore). Oggi rimangono alcune ferrovie, ma i tram, forse per i costi di esercizio e manutenzione troppo elevati, sono stati sostituiti, già dagli anni ’50, dagli autobus, la cui velocità dipende purtroppo dal traffico automobilistico contingente.

In questa zona, a nord di Laveno, scorre la ferrovia che va verso il Gottardo passando per Luino e Bellinzona, con partenza da Gallarate o Milano. Il traffico è soprattutto di treni merci, ma vi sono anche parecchie corse passeggeri e, recentemente, la regione Lombardia e Trenord hanno messo in servizio nuovi treni più moderni (treni denominati Donizetti), che viaggiano su questa linea assieme ai treni TILO, di collegamento tra Italia e Svizzera italiana (TIcino-LOmbardia, da cui il nome dei treni).

Nel nostro percorso possiamo fermarci alla frazione di Caldè, dove è sita la stazione del Comune di Castelveccana, nato negli anni ’20 dalla fusione del comune di Castello Valtravaglia e di Veccana (vedi sull’argomento le considerazioni di Michele Mari nel suo romanzo, citato qui sotto), e visitare le diverse altre frazioni che compongono questo comune, che si estende dalla costa ai monti ed è collegato appunto anche con altri comuni della Valtravaglia, sita nella zona orientale retrostante rispetto a Germignaga e a Luino.

La nostra attenzione va alla frazione di Nasca, poco sopra Caldè, il cui centro storico è sicuramente affascinante. Nella piccola frazione è ambientato il libro Verderame di Michele Mari, professore universitario e scrittore, figlio del designer Enzo Mari. Mari racconta, romanzando con toni alla Edgar Allan Poe, la sua infanzia nella casa dei nonni materni a Nasca, quando passava le estati sul lago, lontano dalla città. Un gioco di acque scorre poi fino a Nasca con salti e rivoli lungo il torrente che da esse origina. Il sentiero per le cascate è ben segnalato a partire da Nasca, in direzione Sant’Antonio ed è facilmente percorribile da famiglie e da persone anche non molto allenate. L’attenzione è però sempre d’obbligo vista la vicinanza del corso d’acqua.

Tra le altre località lungo la strada principale che porta a Luino, segnaliamo Porto Valtravaglia per il suo parco fronte lago, e per la sua offerta di bar e ristoranti (ad esempio il ristorante di ambiente moderno, fronte lago, EmeralDuck gestito dallo chef Alessandro Lorenzin), oltre che per la contigua spiaggia e la piazza vicino al municipio e all’imbarcadero (detta appunto Piazza Imbarcadero), ove spesso si svolgono mercatini o fiere, ad esempio i mercatini di Natale o il mercato settimanale degli agricoltori (Mercato dei Produttori Agricoli di Porto Valtravaglia), il sabato mattina da fine marzo a fine ottobre.

Dicevamo dei turisti stranieri: sicuramente significativo e merita una visita il Villaggio Olandese, costruito con casette tipiche, negli anni ’50 e ’60, da un cittadino dei Paesi Bassi per offrire ospitalità ai suoi connazionali. Il villaggio è sito sulle alture di Brezzo di Bedero. Oggi il Villaggio vede la presenza anche di svizzeri e di tedeschi, oltre ai promotori olandesi, i quali formano una comunità di vacanzieri autonoma e molto affezionata al territorio.

Una zona da rivalutare per le sue tante bellezze naturali e per l’offerta turistica sicuramente importante ed interessante!

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