Lavena Ponte Tresa | 25 Settembre 2021

Lavena Ponte Tresa, bambini litigano sul lungolago e tra i genitori scoppia il finimondo: 37enne a processo

La donna, accusata di minacce e percosse, si è difesa affermando di aver soltanto alzato la voce per difendere il figlio. I fatti risalgono allo scorso settembre

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Figli litigiosi, genitori pure. Succede a Lavena Ponte Tresa dove una donna è stata denunciata per percosse e minacce ai danni di un bambino di dodici anni, uno dei due protagonisti di una litigata tra coetanei e altri ragazzini poco più grandi, avvenuta sul lungolago in una domenica di settembre dello scorso anno.

La donna a processo davanti al Giudice di pace di Luino è una trentasettenne del paese. Sentita in aula ha raccontato gli eventi avvenuti quel giorno: “Ero a passeggio con i miei due figli. Loro si sono allontanati per giocare ma ad un tratto sono ricomparsi e quello più grande stava scappando da altri bambini. Ho capito subito che si trovava in pericolo e quindi mi sono avvicinata”.

Il bambino in capo al gruppo che lo rincorreva non era un amico. I due proprio non si sopportavano e in altre occasioni avevano bisticciato, sui campetti della scuola calcio locale e poi ancora tra i banchi, scambiandosi insulti pesanti.

Quello che è successo alla fine della corsa, quel giorno, è oggi l’oggetto del dibattimento. Per l’imputata ci fu un gran rimprovero, confermato anche dai genitori della stessa, presenti al momento dei fatti e sentiti come testimoni. Lasciato il lungolago dopo la sgridata, il dodicenne corre a casa, si presenta dai genitori in lacrime e in stato di shock, dicendo di essere stato spinto contro un muro dalla signora. Secondo il suo racconto, uno dei due figli dell’imputata lo avrebbe poi preso per il collo; la donna gli avrebbe urlato contro “non ho paura di te, nemmeno di tuo padre. Non finisce qui“.

E infatti lo stato di agitazione non si consuma in quel frangente. La situazione degenera poco dopo quando il padre del minore che sarebbe stato aggredito, raggiunge furioso la casa dei genitori dell’altro bambino e lì scoppia il finimondo, tra insulti e minacce.

“Ricordo di averlo sgridato, ero alterata, ho alzato la voce ma non ho messo le mani addosso a nessuno”, ha ribadito l’imputata durante l’ultima udienza. “Nostro figlio era in stato di agitazione, lo abbiamo portato dalla pediatra che ha confermato il malessere e notato la presenza di un graffio sulla guancia”, ha invece testimoniato la mamma del dodicenne, il cui difensore, l’avvocato Gianluca Vissi, ha chiesto di sentire la ricostruzione dell’episodio direttamente dalla voce del bambino, per fugare ogni dubbio circa la dinamica dell’accaduto.

La procedura è delicata e se dovesse rivelarsi indispensabile verrà probabilmente estesa anche ad altri minori che erano presenti quel giorno, per ragioni di imparzialità e completezza. A decidere sarà il giudice Davide Alvigini che ha aggiornato l’udienza alla fine di ottobre.

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