Luino | 20 Dicembre 2021

Brezzo, sosta abusiva e minacce: la lite tra vicini finisce davanti al giudice

Archiviata per particolare tenuità la posizione di due fratelli che lo scorso maggio si erano accaniti verbalmente su un 43enne, al culmine dell'ennesima discussione

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“Fotografa la situazione”, aveva consigliato l’avvocato, in modo da poter documentare le cause di un cattivo rapporto di vicinato da cui scaturivano di continuo battibecchi e litigate. Lui, un luinese di quarantatré anni, era stufo di discutere, ma era stufo anche delle prepotenze di una famiglia residente a poche decine di metri di distanza dalla sua casa, situata in una delle zone turistiche di Brezzo di Bedero.

“Avevo questo ampio terreno che loro usavano di continuo come parcheggio nonostante gli infiniti richiami. I carabinieri sono intervenuti più volte ma loro non volevano capire”, ha spiegato l’uomo davanti al Giudice di Pace di Luino dove la vicenda – dopo sei anni di tormenti – è giunta al capolinea, con un processo per minacce a carico di due fratelli di quarantasette e trentotto anni.

“Recinta la zona, noi smetteremo di usarla”, avevano detto i due al proprietario, ma nel frattempo la zona stessa era passata da area sosta non autorizzata ad una sorta di “officina a cielo aperto”, dove mettere mano ai veicoli guasti. “Ero preoccupato per l’inquinamento e il degrado generati da quella attività, e recitando avrei creato problemi di transito”, ha precisato la persona offesa in aula, rispondendo alle domande del pubblico ministero Nicola Ronzoni.

La sgradevole routine rompe definitivamente gli equilibri a ridosso della passata estate. Il quarantatreenne rincasa, vede le macchine dove non dovrebbero essere. Si avvicina per fare delle foto e nota che qualcuno dal balcone accanto a casa sua lo sta guardando. E’ la madre dei due fratelli: “Fotografa pure e poi chiama i carabinieri, gli offriremo il caffè”, dice. Lui è deciso a non accettare provocazioni ma poi arrivano i fratelli.

“Mi hanno detto che dovevo finirla, altrimenti qualcuno si sarebbe fatto male – ha ricordato la persona offesa nel corso dell’ultima udienza-. Mi hanno fatto notare che già una volta mi era andata bene e mi hanno avvisato che non avrei più avuto la stessa fortuna. Erano con un amico, visibilmente alterato, che a un certo punto ha minacciato di spararmi. Ero quasi in casa quando tutto questo è successo, loro mi avevano seguito a passo spedito. Mentre i fratelli cercavano di contenere l’amico, ho chiamato i carabinieri”.

Il quarantatreenne – che non si è costituito parte civile nel procedimento –  ha in seguito venduto terreno e casa, trasferendosi altrove pochi mesi dopo gli ultimi fatti. Non si è opposto alla richiesta di non luogo a procedere per particolare tenuità del fatto, avanzata dalla difesa dei fratelli – rappresentata dall’avvocato Simona Ronchi – e dal pubblico ministero. Richiesta poi accolta dal giudice Davide Alvigini. “Spero che questa esperienza possa servire a quelle persone per instaurare un sereno rapporto con i futuri vicini”, ha commentato l’uomo, assistito dall’avvocato Andrea Pellicini, subito dopo la sentenza.

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