Canton Ticino | 20 Febbraio 2021

Covid, Svizzera: l’anno da dimenticare del turismo. Cifre a picco nel 2020 per gli albergatori

Ticino e Grigioni salvi grazie al mercato interno ma accessi più che dimezzati nelle aree urbane. Strategie di marketing condizionate dalle restrizioni

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Il Covid ha lasciato un’impronta che pesa come un macigno sull’economia delle strutture ricettive d’oltre confine. E’ questo il verdetto che emerge dalle cifre relative al 2020 che l’Ufficio federale di statistica ha pubblicato nelle scorse ore.

L’isolamento e l’insieme di tutte le misure restrittive, dopo un anno di pandemia, hanno creato un solco che ora divide in maniera netta il giro d’affari pre emergenza sanitaria dalla situazione attuale.

I grafici del monitoraggio raccontano di una perdita – guardando al 2019 – di quasi 16 milioni di pernottamenti, un vuoto lasciato dalla assenza pressoché totale dei turisti stranieri, mancanza che – attraverso le strategie di marketing – è stata solo in parte aggirata investendo sul turismo interno.

Accanto al crollo che ha interessato gli alberghi svizzeri nel 2020 con 24 milioni di pernottamenti in meno, a confronto con il 2019, va infatti considerata la voglia di viaggio e di attività prettamente turistiche dei cittadini elvetici, che è emersa soprattutto durante i mesi caldi, portando le strutture ricettive ad un picco di 2,6 milioni di pernottamenti, raggiunto a luglio: un movimento addirittura superiore alla media (2 milioni) che ha fatto sperare in uno spazio di progressiva ripresa, poi cancellato ad ottobre con i primi segnali della seconda ondata di contagi che tra restrizioni applicate alla vita sociale e limitazioni sugli spostamenti ha di nuovo bloccato l’intero sistema.

Il colpo più duro è stato incassato nelle aree urbane: Ginvera con il -67%, Zurigo -65% e Basilea -58%, cifre ben diverse da quelle delle valli ticinesi (-58%) e dei Grigioni (-9%), la cui vocazione turistica ha contribuito a limitare l’impatto. In Ticino la stagione estiva, prima del passaggio all’obbligo delle mascherine nei luoghi pubblici e alle limitazioni per locali e spazi all’aperto, ha portato persino ad un incremento del 9% per quanto riguarda la presenza negli alberghi.

“Nell’anno caratterizzato da un crollo degli arrivi a livello internazionale a causa dell’emergenza sanitaria, per la nostra destinazione il calo è stato più contenuto grazie al mercato interno – sottolinea Angelo Trotta, direttore dell’agenzia Ticino Turismo – tuttavia, come dimostrano i dati, in tutto il settore permangono incertezza e forte preoccupazione rispetto alle prospettive dei prossimi mesi. Sul fronte del marketing eravamo già pronti per lanciare le varie attività a metà febbraio, con l’obiettivo di anticipare l’inizio della stagione. Purtroppo le riaperture graduali decise dal Consiglio federale, con il settore della ristorazione ancora chiuso, ci costringono a posticipare la programmazione. Anche nel 2021 il marketing si focalizzerà principalmente sulla Svizzera tedesca e sulla Romandia, con una prima campagna incentrata sulla maggiore raggiungibilità del sud delle Alpi grazie alla nuova galleria del Ceneri”.

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