Svizzera | 18 Febbraio 2021

Covid, Svizzera: riapertura dei negozi dal primo marzo. Ancora niente da fare per bar e ristoranti

Il Consiglio federale impone la linea della prudenza, con valutazioni ad intervalli di un mese sull'andamento della malattia. Ripartono anche sport e cultura

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Sarà una ripresa graduale e prudente quella designata dal Consiglio federale svizzero in vista del primo marzo, giorno in cui oltre confine si assisterà ad una parziale ripresa delle attività e della vita sociale, a seguito delle misure restrittive imposte tra la metà di dicembre e i primi di gennaio.

La linea ufficiale verrà comunicata soltanto la prossima settimana dopo un vertice con i Cantoni, ma l’obiettivo di Berna è chiaro: consentire alcune riaperture nei contesti più facili da monitorare, dove il rischio di contagio è contenuto, mantenendo precise limitazioni in tema di assembramenti.

A respirare saranno soprattutto i negozi non legati alla vendita di beni di prima necessità, che potranno riaprire i battenti al pubblico, insieme a musei, sale di lettura, giardini zoologici e parchi, con un ritorno, almeno in parte, delle attività culturali. Anche la pratica sportiva avrà la sua parte, con il via libera per le piste di pattinaggio, i campi da tennis e da calcio, gli impianti di atletica. In questi luoghi potranno riunirsi gruppi composti al massimo da cinque persone, mentre restano sospese tutte le competizioni. Sì anche alle manifestazioni private all’aperto (massimo quindici persone) e ad un insieme di attività sportive e culturali dedicate ai giovani, fino ai diciotto anni.

Il criterio adottato dalle istituzioni elvetiche prevede la rivalutazione delle misure ad intervalli di un mese. I verdetti dipenderanno dal quadro della situazione dettato da specifici parametri quali il tasso di positività al Covid (da mantenere sotto al 5%), il livello di occupazione dei reparti di terapia intensiva (sotto al 25%) e l’incidenza della malattia su un periodo di quattordici giorni che, per la prima verifica, non dovrà essere superiore a ciò che emergerà dai livelli di inizio marzo.

Questo significa che per bar e ristoranti l’attesa è destinata a prolungarsi almeno fino al primo aprile. Stesso discorso per sale cinema, teatri, e per tutte le altre attività bloccate dai provvedimenti degli scorsi mesi. E’ ciò che prevede la via della prudenza, in un contesto in cui l’ottimismo derivante dal calo delle infezioni, registrato nelle ultime settimane, è accompagnato dalla preoccupazione e dallo stato d’allerta per la diffusione delle varianti, il cui impatto sociale e sanitario resta al momento ancora da definire.

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