Laveno Mombello | 10 Aprile 2020

Laveno, l’appello drammatico dalla Menotti-Bassani: “Dobbiamo subito isolarci ma serve il vostro aiuto”

Il dg Bianchi scrive alle istituzioni, dal sindaco Ielmini al governatore Fontana, chiedendo risorse, tra personale e dpi: "Ho paura ma si combatte con ogni forza"

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È tra le righe di una lettera inoltrata alle istituzioni tutta la preoccupazione di Giovanni Bianchi, direttore generale della Rsa “Menotti Bassani” di Laveno, sorta a seguito della drammatica giornata di ieri quando la struttura, tra decessi e contagi riconducibili al coronavirus (cinque morti tra gli ospiti e ventisei i tamponi positivi al Covid-19), ha mostrato i segni che in tante case di riposo del territorio, come in tutta Italia, stanno generando sofferenza e paura.

Sono i segni di un potenziale nuovo focolaio che alla “Menotti Bassani” la dirigenza intende scongiurare rapidamente, nel minor tempo possibile, attraverso una serie di interventi mirati, i quali però richiedono sforzi, sia economici che organizzativi, che la struttura da sola non può sostenere.

Da qui le ragioni della lettera inoltrata al sindaco di Laveno Mombello, Ercole Ielmini, al direttore generale di ATS Insubria, Lucas Maria Gutierrez, al direttore socio-sanitario Esterina Poncato, al presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana e al nuovo prefetto di Varese, Dario Caputo.

Dobbiamo subito isolarci – scrive Bianchi – dobbiamo trovare soluzioni per il personale affinché la sera non debba rientrare in famiglia e diffondere il contagio. Laveno ha molti residence ed alberghi, ora tutti vuoti. Dobbiamo convincere queste persone ad utilizzare tali strutture, da subito. Stasera”.

Nella lettera, un vero e proprio urlo di dolore lanciato nella consapevolezza di quanto il supporto esterno rappresenti ora un fattore di vitale importanza, compare poi l’elenco delle risorse – umane e in termini di materiale e dispositivi di protezione – di cui la residenza non può fare a meno per affrontare la gestione dell’emergenza.

“Abbiamo bisogno di cinque medici per suddividere il lavoro sui piani – scrive ancora il direttore generale -, di dodici infermieri per rendere il più efficace possibile il lavoro di assistenza e protezione, di settemila mascherine FFP2, oggi indispensabili per proteggere tutti, e di tremila camici protettivi“.

La richiesta dei dispositivi, nello specifico, era già partita diverso tempo fa, “mendicati sin da subito“, per usare le parole del direttore Bianchi. “Si erano già inoltrate precedenti richieste ma ora questa diventa una supplica. Credeteci, ho paura, ma abbiamo la determinazione di combattere con tutte le nostre forze: oggi abbiamo bisogno di aiuto“.

Ultimo ma non per importanza, il pensiero rivolto dal direttore generale alle famiglie: “Non vogliamo lasciarvi isolati, vogliamo raccontare da subito ciò che accade, ma con questa emergenza così violenta fatichiamo molto a garantire questa necessità e questo diritto intoccabile”.

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