Non esiste un “diritto soggettivo” a mangiare il panino portato da casa “nell’orario della mensa e nei locali scolastici” e la gestione del servizio di refezione è rimesso “all’autonomia organizzativa” delle scuole. Lo hanno stabilito le Sezioni Unite della Cassazione, accogliendo il ricorso del Comune di Torino, ribaltando una pronuncia favorevole ai genitori degli alunni che preferivano alla mensa il pasto portato da casa.
“Alla luce del nuovo pronunciamento delle Sezioni Unite, l’Amministrazione procederà a supportare le famiglie e le scuole nelle prossime delicate fasi organizzative che conseguono al suddetto pronunciamento”, commenta l’assessora all’Istruzione della Città di Torino, Antonietta Di Martino.
Il tema, a causa dell’aumento dei prezzi dei buoni pasto, era stato a lungo discusso anche a partire da settembre all’Istituto Comprensivo “Bernardino Luini” di Luino, dove alcuni genitori chiedevano a gran voce la possibilità per i loro figli di portare la schiscetta da casa. La scuola, successivamente, in sinergia con il Comune, ma in modo autonomo, aveva accolto le richieste delle famiglie e aveva predisposto un servizio ad hoc per soddisfare le loro esigenze.
L’autonomia della scuola quindi rimane, ma non vi è un diritto soggettivo per stabilire in modo universale questa ipotesi. Al momento, però, almeno a Torino, i genitori sono sul piede di guerra.
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