29 Maggio 2017

Cassano Valcuvia, al via “Aggiungi un posto… a casa”. Una famiglia apre le porte ad Anthony

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(Cesi Colli) “Aggiungi un posto…a casa”: è il titolo del progetto lanciato da Caritas diocesana, Azione cattolica e Ufficio per la Pastorale della Famiglia per accogliere rifugiati in famiglia nella Diocesi di Como. La prima esperienza è stata avviata a Cassano Valcuvia, dove una famiglia ha accolto tra le propria mura di casa Anthony, un ragazzo nigeriano arrivato ad agosto 2015 in Italia ed ospitato presso “Le Ceppaie” di Maccagno per diverso tempo.

Due ragazzi migranti ospitati presso “Le Ceppaie” di Maccagno con Pino e Veddasca dall’agosto 2015

Cassano Valcuvia, al via “Aggiungi un posto… a casa”. Una famiglia apre le porte ad Anthony. Un’ospitalità che abbia il sapore della famiglia: è questo uno degli obiettivi della Caritas diocesana per i migranti che, nel calore di una casa, possano imparare a vivere umanamente in una società tanto diversa dalla loro e sia per loro più facile acquisire strumenti e conoscenze per affrontare con realismo e concretezza le successive fasi del loro viaggio verso il futuro, ben diverso e altrettanto pieno di ostacoli di quello iniziato nella loro terra di origine.

Il progetto nasce dalla necessità di costruire nuovi modelli di accoglienza per quei rifugiati che hanno ottenuto il permesso di soggiorno e necessitano di un ulteriore periodo di accompagnamento, affinché possano raggiungere un’autonomia socio-lavorativa e un inserimento positivo nelle nostre comunità. Il rischio, infatti, è che il solo permesso di soggiorno, senza una formazione, un alloggio e un lavoro, li condanni alla marginalità, che sarebbe un male per tutti. In questo progetto le famiglie devono avere un ruolo attivo, ma devono anche avere la tranquillità di sapere che i ragazzi che ospiteranno abbiano già fatto un pezzetto del loro percorso di integrazione nelle strutture di prima accoglienza della Caritas, e abbiano dimostrato di volere proseguire e valorizzare il loro cammino in un contesto famigliare, che sarà per loro lo scivolo verso l’autonomia e l’integrazione. Le famiglie non saranno lasciate sole, ma saranno supportate dalla professionalità degli operatori delle cooperative della diocesi comasca con servizi di protezione legale, di orientamento professionale, corsi di italiano, supporto psicologico: famiglie e cooperative sono, infatti, due specificità che si affiancano e che si valorizzano reciprocamente.

La prima risposta ad Agrisol, braccio operativo della Caritas comasca per le Valli Varesine, è arrivata da una famiglia di Cassano Valcuvia, che ha accolto Anthony, un ragazzo nigeriano. E’ sbarcato in Italia il 23 agosto 2015, inseguendo il sogno di una vita diversa. E’ stato uno dei primi ventisette ospiti di Agrisol alle “Ceppaie” di Maccagno. E’ un ragazzo tenace, consapevole delle sue potenzialità e spinto dalla volontà di mettere a frutto le sue capacità di idraulico. Ha subito compreso l’importanza di imparare l’italiano, strumento indispensabile per integrarsi e per potere dare una svolta definitiva alla sua vita. Ha poi proseguito il suo cammino in Italia, facendosi volere bene ed apprezzare: ha così trovato lavoro presso un artigiano, un idraulico che lo ha un po’ adottato, invitandolo spesso a casa sua e magari anche a qualche gita durante i week end.

Oggi la sua vita si è incrociata con quella di Betty e Claudio, che hanno voluto offrire ad Antony nella loro villa una stanza tutta per lui, uno luogo personale e privato, dove potesse organizzare la sua vita senza sentirsi ospite: i loro figli, infatti, da tempo hanno lasciato il nido e la loro casa era diventata troppo grande e troppo vuota. Hanno così aperto la porta del loro alloggio, cioè della vita ordinaria della loro famiglia, condividendo gli spazi, le abitudini, gli appuntamenti quotidiani, gli odori, le parole italiane ed inglesi, le emozioni, i vissuti, le speranze e le paure.

Perché lo hanno fatto? “E’ nato dal cuore, non abbiamo ragionato troppo – afferma Claudio -. Più ci penso, più sono convinto che sia giusto così”. E si sofferma sempre su quella parola: giusto. Continua dicendo che “non si può solo discutere e denunciare la drammaticità dell’accoglienza di questa umanità ferita nel nostro Paese: bisogna anche prendere posizione perché la storia sta passando per le nostre strade e noi non possiamo girarci dall’altra parte. Si tratta di essere prima di tutto uomini capaci di assumersi la responsabilità di vedere quello che sta accadendo e decidere da che parte stare. Per un cristiano, inoltre, nulla è dovuto al caso, ma basta solo aprire il cuore e si incontra la bellezza e la forza della volontà di Dio, che guida su strade che forse non si sarebbero mai pensate”.

“Paure? Ci sono… – prosegue Claudio -. Condividere la stessa casa può essere difficile, ma può anche essere bello”. Dubbi? “Sì, ci sono anche quelli, ma per noi sarà come avere un figlio grande, pronti ad aiutarlo, a dargli affetto, ma lasciandogli la sua piena autonomia”. Conclude dicendo che per lui “Agrisol è una garanzia, perchè sa di poter contare sui suoi operatori e la comunità cristiana del suo paese che accompagneranno la sua esperienza di accoglienza”.

Betty e Claudio hanno dato corpo alla voce instancabile di Papa Francesco, facendo emergere tra i volti spauriti dei profughi, che hanno sempre visto scorrere sugli schermi televisivi, quello di Anthony, aprendo le loro mani per incrociarle con le sue.

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