Castelveccana | 9 Giugno 2024

Castelveccana, la Chiesa di San Genesio si rifà il look: terminati i lavori di restauro

137mila euro il totale degli investimenti. Fino a fine settembre la chiesa, insieme a quella di San Giorgio e Santa Veronica, rimarrà aperta nei pomeriggio delle ultime domeniche del mese

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(a cura Maurizio Isabella) Si sono conclusi in questi giorni i lavori di restauro alla chiesa di San Genesio a Sarigo di Castelveccana. Le opere in progetto hanno riguardato il rifacimento della copertura, il restauro dell’affresco cinquecentesco e dell’altare ligneo secentesco.

Il progetto e Direzione Lavori, a firma dell’architetto Carolina Sangermani, con la collaborazione del geometra Maurizio Isabella per la parte di rilievo, contabilità e sicurezza, hanno ottenuto le autorizzazioni di legge da parte della Soprintendenza (n. 31302-P del 13/12/2022), della Curia di Milano (n. 10730/2002 del 14/12/2022) e del Comune di Castelveccana (SCIA 2441 del 28/04/2023).

I fondi necessari per la realizzazione delle opere in progetto sono derivati anche da un finanziamento assegnato alla Parrocchia di Domo Valtravaglia da Regione Lombardia, attraverso il bando Architettura Rurale 2022 – PNRR – M1C3 Investimento 2.2 – Progetto ID 3638300 finanziato dall’Unione Europea NextGenerationEU. La spesa totale prevista era di € 172.814,69 (IVA e spese tecniche comprese) con un finanziamento di 137mila a fondo perso.

Le opere inerenti la copertura sono state realizzate dalla ditta Fini S.r.l. di Mesenzana, mentre i restauri sono stati condotti dal Laboratorio di Restauro di Bazan e Caccia S.n.c. di Milano di Francesca Bazan e Alessandra Caccia con la collaborazione di Sara Garagiola.

Le opere inerenti la copertura hanno interessato tutta la superficie della chiesa con un rifacimento integrale del manto in cotto e delle lattonerie. Oltre ai coppi antichi già presenti in situ e riutilizzati è stato sostituito lo strato inferiore con la posa di “Bicoppo” e un doppio strato isolante con teli traspiranti antiacqua. Tutti i coppi sono agganciati, ad uno ad uno, alla struttura sottostante.

L’altare seicentesco è stato invece ripulito in ogni sua parte, sottoposto ad un trattamento antitarlo mediante sigillatura ermetica per oltre un mese completando il restauro con ritocchi e integrazioni finali. Alcuni dettagli delle decorazioni scolpite sono stati ricostruiti in copia secondo le indicazioni degli enti di tutela mentre la maggior parte di quelli mancanti sono stati trovati nelle adiacenze dell’altare, recuperati, restaurati e reintegrati nella loro posizione originale.

Sono state risarcite le lacune mentre le parti in foglia d’oro sono state reintegrate mediante pigmentazione senza impiego di nuovo oro, seguendo le dirette indicazioni espresse dalla Soprintendenza di Milano nel corso dei sopralluoghi durante l’esecuzione dei lavori.

Il confronto realizzato durante le operazioni di restauro ha portato a constatare come le decorazioni scolpite presentano le stesse dimensioni e la medesima conformazione di quelli esistenti sull’altare della parrocchiale di Domo. È pertanto assai probabile l’impiego delle stesse maestranze e artisti nelle due chiese e nel medesimo periodo.

Il restauro dell’affresco è senz’altro stata la parte più impegnativa ma dal risultato più eclatante. Le porzioni dipinte e ancora conservate si sono rivelate ben più estese di quanto ritenuto all’inizio andando ben al di là delle più ottimistiche aspettative.

L’ultima cena è pressoché completa come i due riquadri laterali di San Martino che dona il mantello al povero e dei Santi Rocco e Sebastiano. Sono poi emerse due serie di affreschi rappresentanti con ogni probabilità le virtù nel registro superiore e i vizi in quello inferiore. Questi ultimi sono in parte ben conservati mentre le virtù sono leggibili sono in piccola parte. Estremamente complesso è risultato il discialbo in quanto le superfici erano state ricoperte con 8 strati di calce sovrapposti fortemente coesi con la superficie pittorica tanto da dover essere rimossi, in porzioni millimetriche, mediante ablatori meccanici con utensili diamantati.

La cauta attribuzione di questo ciclo pittorico al noto Guglielmo da Montegrino, assai attivo in zona, è stata confermata sia mediante l’analisi stilistica, sia mediante i lacerti della scritta emersa nel corso del restauro alla base dell’ultima cena, ma alquanto abrasa e lacunosa.

Con qualche fatica è stata ricomposta da chi scrive e ha permesso di ricavare alcune informazioni sull’opera. Come di consueto per Guglielmo da Montegrino la scritta contiene la data, il committente e la firma del pittore. La trascrizione di quanto emerso è pertanto così riassumibile: “1511 [die] […]0 Martii […]us et […] […]tres filii qdam Johes Bregozol […] chanaparii […] Mo[…]”. Due quindi i committenti Bergonzoli per l’affresco terminato nel 1511 del cui autore rimangono solo le prime due lettere del cognome in quanto il resto si è perso a seguito dell’apertura della porta verso il confessionale posta a destra dell’affresco.

«Un doveroso ringraziamento al parroco don Luca Ciotti per aver creduto nell’operazione di recupero e per la fattiva collaborazione», commentano i restauratori.

La chiesa di San Giorgio sempre a Sarigo e di Santa Veronica a Caldè verranno mantenute aperte nei pomeriggi delle ultime domeniche del mese fino a settembre. Dal mese di giugno verrà aperta anche San Genesio. Durante l’apertura sarà sempre presente una guida per illustrare le opere d’arte in esse contenute.

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