Monteviasco | 9 Aprile 2024

Monteviasco, ristorante chiuso a causa dell’isolamento: «Il Comune non deve risarcire»

Lo ha stabilito il Tribunale di Varese, che ha respinto la richiesta dell'ex gestore del Camoscio Bellavista, che aveva cessato l'attività dopo il blocco della funivia. Il sindaco: «Pretesa infondata»

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Il Comune di Curiglia non ha responsabilità in merito alle circostanze che hanno portato alla chiusura del ristorante Il Camoscio Bellavista di Monteviasco, pesantemente danneggiato dal blocco della funivia che collega Curiglia al borgo montano, scattato il 12 novembre 2018 dopo il tragico incidente in cui aveva perso la vita Silvano Dellea, manutentore dell’impianto.

Lo ha stabilito con una sentenza il Tribunale civile di Varese, che ha respinto la richiesta risarcitoria di 400mila euro avanzata dall’allora gestore dell’esercizio, che con il paese raggiungibile solo a piedi, tramite una mulattiera di oltre mille gradini, e davanti alla prospettiva di sostenere ingenti spese correndo il rischio di non vedere più un cliente, aveva rinunciato al ristorante.

Il tribunale ha respinto la richiesta di risarcimento danni e ha riconosciuto l’attività puntuale del Comune nell’affrontare la chiusura dell’impianto a fune – di sua proprietà – cercando un nuovo gestore, e anche nel far fronte ad altre situazioni critiche che hanno a loro volta inciso sull’isolamento del borgo: il Covid e la grave frana che ad agosto 2020 aveva interessato una parte della Sp6, rendendo la strada impraticabile.

Il giudice ha inoltre condannato il gestore del ristorante a pagare le spese legali delle altre parti coinvolte nella vicenda processuale: la Regione Lombardia (che per il gestore avrebbe potuto a sua volta attivarsi con dei fondi per scongiurare la chiusura del ristorante in quel difficile periodo) e la compagnia assicurativa che tutela il Comune di Curiglia con Monteviasco, e a cui l’ente pubblico era pronto a rivolgersi, in caso di condanna, per essere sollevato dalla richiesta risarcitoria.

«Rispetto la decisione del tribunale ma non la condivido – commenta l’avvocato Gian Piero Maccapani, che rappresenta l’ex gestore del ristorante -. Riteniamo le nostre istanze giuste e fortemente motivate dal contesto in cui si è svolta la vicenda, che è quella di un ristorante che chiude per cause che non dipendono dal gestore, un cittadino di Monteviasco che ha investito sul futuro del borgo e su una attività che rappresentava un punto di forza per il turismo e le tradizioni culturali e culinarie dell’alto Varesotto». E’ per questo, secondo la tesi del legale, che le istituzioni avrebbero dovuto intervenire a sostegno dell’imprenditore. «E’ mancato il dialogo – aggiunge in conclusione l’avvocato Maccapani – C’è grande rammarico, ora valutiamo l’ipotesi di ricorrere in appello per continuare a sostenere le nostre ragioni».

Il Comune è stato esentato da qualsiasi responsabilità, sottolinea invece l’avvocato Andrea Giancristofaro, che nella causa ha rappresentato gli interessi dell’ente pubblico. Sul verdetto del tribunale interviene infine anche il sindaco di Curiglia con Monteviasco, Nora Sahnane: «Sono soddisfatta della sentenza che di fatto ha evidenziato due cose. La completa insussistenza e infondatezza delle pretese risarcitorie di chi riteneva di poter trarre un vantaggio economico da una situazione già di per sé critica e, dall’altro lato, la corretta e diligente azione del Comune. Rimane l’amarezza di aver dovuto impegnare denaro dei cittadini e tempo prezioso dei miei collaboratori per difendere l’Ente da una pretesa tanto esorbitante quanto temeraria».

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