Cunardo | 11 Luglio 2021

Cunardo, “Sei troppo grande per stare con mia figlia”: finisce a pugni

Padre e fratello di una giovane di Marchirolo a processo per lesioni. Denunciati da un 41enne, non accolto in famiglia per via dell'età

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Conoscere i familiari della propria compagna per mezzo di una denuncia non è certo il più idilliaco dei modi con cui avviare una relazione, ma è quello che è successo ad un quarantunenne milanese che è ora persona offesa in un processo per lesioni in corso davanti al Giudice di pace di Luino.

I fatti risalgono ad una serata di ottobre dello scorso anno. L’uomo si trovava a bordo della propria auto, all’esterno di una abitazione di Cunardo dove la ragazza, conosciuta circa un mese prima, doveva iniziare un turno di assistenza ad una persona anziana del paese, parente di una amica.

Erano appena passate le 23.30 e all’auto dell’uomo se ne avvicinò un’altra. Poco dopo la portiera del quarantunenne, graduato dell’esercito, residente a Milano, si spalancò. Lui fu preso dal giubbotto, trascinato fuori, messo contro un muro e colpito da una seconda persona al volto e poi ancora al capo, mentre si accasciava. “La prima persona era il padre della mia compagna, la seconda suo fratello. Fu lei a riconoscerli”, ha precisato l’uomo. Un pestaggio in piena regola, improvviso ma non casuale, ha sostenuto la vittima della aggressione davanti al giudice Davide Alvigini, attribuendo la responsabilità di quel gesto ai congiunti della ragazza – entrambi residenti a Marchirolo – che più volte gli avevano suggerito di rinunciare a quella frequentazione.

La famiglia di lei si era opposta alla relazione, ritenuta sbagliata per via dei sedici anni di differenza tra i due. “Fin dall’inizio ho cercato di instaurare un rapporto civile – ha aggiunto il quarantunenne, che prima dei fatti aveva avuto dei contatti telefonici con il padre della fidanzata, e aveva conosciuto soltanto la madre – ma da parte loro è stato un susseguirsi di insulti già dal primo momento”.

Quella sera il pestaggio, si è appreso sempre dalla testimonianza della persona offesa, si interruppe soltanto grazie all’intervento di due vicini di casa, che attirati dalle grida gettarono uno sguardo sulla via e intuita la situazione chiamarono i soccorsi. L’ambulanza trasportò il quarantunenne in ospedale, dove venne dimesso all’alba con cinque giorni di prognosi. “Arrivò vigile e lucido”, recita il referto messo agli atti, ma “ero traumatizzato e con gli occhiali rotti a causa dei pugni presi” ha tuttavia specificato l’uomo, che poche ore dopo aver lasciato il pronto soccorso, raggiunse la stazione dei carabinieri di Lavena Ponte Tresa per sporgere denuncia.

Era la prima volta che si recava a Cunardo per accompagnare la giovane sul “posto di lavoro”, una circostanza che per la difesa dei due imputati andrà chiarita, insieme alle informazioni sul luogo in cui la ragazza viveva in quel periodo. Il dibattimento proseguirà a settembre con l’esame di un testimone e quello degli imputati.

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