Varese | 11 Novembre 2020

Coldiretti Varese: “Effetti del Covid gravi anche per filiera agricola e agroalimentare”

“Ripercussioni sempre più marcate. Le imprese agricole della provincia si attrezzano per le consegne a domicilio dei loro prodotti, ma serve sostegno economico"

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Varese e le province del nord Lombardia vedono numeri sempre più preoccupanti per l’emergenza Covid, mentre le misure più restrittive colpiscono ormai oltre 1 italiano su 2 (56%) che risiede in zone a massimo ed elevato rischio in tutta la penisola: si tratta delle aree che registrano gli indici peggiori per quanto riguarda l’andamento dei contagi. Il dato emerge dall’analisi della Coldiretti sull’impatto della pandemia, “che nel comprensorio della provincia di Varese sta avendo effetti sempre più gravi anche sulla filiera agricola e agroalimentare“, commenta il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori.

“Le imprese agricole resistono per assicurare i flussi di cibo, rinnovando l’appuntamento con i Mercati di Campagna Amica – luoghi aperti e con il previsto distanziamento di sicurezza che restano attivi in tutta la provincia – e garantendo le consegne a domicilio dei loro prodotti: sono già una quarantina e l’elenco viene costantemente aggiornato nell’apposita sezione creata sul nostro sito web www.varese.coldiretti.it“.

Nella città capoluogo, i farmer’s market settimanali sono due: uno nella centralissima piazza Giovine Italia, ogni giovedì mattina, il secondo è nel piazzale dello stadio di Masnago, ogni venerdì mattina; a Induno Olona l’AgriMercato si svolge ogni primo, terzo, quarto e quinto sabato del mese nel rione San Cassano. Infine, a Gallarate il Mercato di Campagna Amica si tiene ogni martedì mattina in via Torino.

Nelle regioni rosse sono state messe in “lockdown” 16,9 milioni di persone alle quali se ne aggiungono 16,8 che vivono nelle aree arancioni per un totale di 33,7 milioni di persone sottoposte a restrizioni su spostamenti, orari e attività commerciali e produttive. La mappa delle zone rosse – continua Coldiretti Varese – vede la Lombardia con 10,1 milioni di abitanti, il Piemonte con 4,3 milioni, la Calabria con 1,9 milioni, la provincia di Bolzano con mezzo milione e la Valle d’Aosta con 125mila, aree alle quali adesso si aggiungono la Sicilia con 4,9 milioni di abitanti, la Puglia con 4 milioni, la Toscana con 3,7 milioni, la Liguria con 1,5 milioni, l’Abruzzo con 1,3 milioni, l’Umbria con 900mila abitanti e la Basilicata con mezzo milione.

La nuova maxi area nazionale rossa e arancione blocca di fatto 234mila bar, ristoranti, pizzerie e gli agriturismi con una perdita di fatturato mensile di almeno 4,6 miliardi e un drammatico effetto a valanga sull’intera filiera per il mancato acquisto di alimenti e vino.

Nelle regioni dove si registrano scenari di elevata o massima gravità sono infatti sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. Nelle zone critiche è consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Ma limitazioni permangono anche nel resto del territorio nazionale dove le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite solo dalle ore 5 alle 18 con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto.

Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Le limitazioni alle attività di impresa – conclude la Coldiretti provinciale – devono dunque prevedere un adeguato e immediato sostegno economico lungo tutta la filiera per salvare l’economia e l’occupazione in un settore chiave del Made in Italy.

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