In un clima di certo non felice per i frontalieri italiani impegnati in Svizzera – tra i controlli a tappeto per i rinnovi dei permessi denunciati dalla trasmissione “Falò” e il referendum sulle modifiche alla libera circolazione con i paesi UE, previsto per oggi -, quella relativa ai ristorni 2019 è sicuramente la più bella notizia da diversi mesi a questa parte per tanti lavoratori e per numerose amministrazioni locali.
Una notizia che rinnova – e non di poco – la fiducia nell’operato di 65 mila persone circa, e che contribuisce a ristabilire un po’ di serenità attorno al loro operato e a come i frutti di tanti sacrifici si riflettono anche sui territori di provenienza, e dunque sulla quotidianità di famiglie e concittadini.
Come riporta La Prealpina, si è svolta nelle scorse ore la riunione annuale tra Italia e Svizzera per l’aggiornamento della situazione riguardante l’accordo bilaterale del 1974 in materia di imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri nostrani. Incontro durante il quale la delegazione del nostro Paese ha relazionato sull’entità della quota (circa il 38%) che i colleghi svizzeri devono all’Italia per le tasse versate oltre confine.
Una quota molto preziosa per i Comuni di frontiera, che la utilizzano puntualmente nell’ambito delle opere pubbliche e che per l’anno in corso ha raggiunto il tetto record di 88 milioni di euro: cifra che conferma il progressivo aumento dei ristorni negli ultimi anni, dopo gli 83,5 milioni del 2017 e gli 84 milioni del 2018.
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