I recenti sviluppi nell’organizzazione della ripartenza della funivia di Monteviasco avevano trasmesso speranza alla comunità dell’alto Varesotto, nonostante il già lungo calvario, l’isolamento e lo slittamento delle tempistiche per il ritorno alla normalità.
Con i 290mila euro messi a bilancio da Regione Lombardia per i lavori, la nomina di un nuovo direttore d’esercizio e la convenzione stipulata tra Comune di Curiglia e Regione per fissare la tabella di marcia dei singoli interventi da eseguire, la prospettiva era quella di giungere entro la fine dell’anno (indicativamente entro il mese di novembre) a presentare la domanda per la riapertura.
Era, appunto, fino a ieri. Perché nella tormentata odissea tra i cavilli della burocrazia, iniziata dopo la tragedia del novembre 2018 che costò la vita al manutentore della funivia, Silvano Dellea, si è aggiunta ora una inattesa quanto scomoda novità.
Nel dettagliato report di tutte le modifiche e dei potenziamenti da apportare alla struttura, di cui abbiamo già parlato lo scorso aprile, è comparso un dilemma che coinvolge due enti statali chiamati ad esprimersi su questioni strettamente tecniche. Una, nello specifico, quella che divide: è davvero necessario dotare la cabina della funivia di un terrazzino per le ispezioni delle funi?
“Abbiamo avviato una interlocuzione ministeriale attraverso il senatore varesino Alessandro Alfieri – spiega il sindaco di Curiglia con Monteviasco, Nora Sahnane – e contiamo di poter inviare la relazione nei prossimi 15 giorni a Roma. Torno a ripetere: non è più possibile procrastinare la riapertura di questo impianto. Sono comunque fiduciosa e continuerò a condividere con i miei concittadini e tutti quelli che amano Monteviasco i futuri sviluppi”.
© Riproduzione riservata
Vuoi lasciare un commento? | 0