Luino | 3 Luglio 2019

Don Sergio racconta la “sua Luino”, al servizio della comunità e guardando al futuro

Dalla fede al lavoro della Comunità Pastorale, fino ad arrivare all'impegno sociale, ai migranti e al futuro della Chiesa di Luino e dell'area del Cinema Pellegrini

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(Intervista di Agostino Nicolò, con la collaborazione di Emanuela Sartorio)

A quattro anni dal suo arrivo, siamo andati ad incontrare ed intervistare il prevosto di Luino e decano don Sergio Zambenetti che ha fatto un quadro di quanto fatto in questo periodo, analizzando non solo gli aspetti religiosi ma anche quelli sociali che vedono tutta la comunità delle parrocchie impegnata su più fronti.

Oltre ad un pensiero sulla Comunità Pastorale, don Sergio ci ha raccontato tutte le novità riguardanti la sede della Caritas, i nuovi progetti dedicati ai bambini, il lavoro di accoglienza fatto con i migranti, senza dimenticare la situazione dell’area dell’ex Cinema Pellegrini che ormai versa in stato di abbandono, con uno sguardo al futuro sulla Chiesa di Luino.

Ecco quello che ci ha raccontato.

È ormai a Luino da quattro anni: qual è il suo bilancio di questo periodo?

Non saprei dire se la situazione sia migliorata o peggiorata. Stiamo procedendo sulle linee che ci ha proposto l’arcivescovo Delpini e riguardano il lavoro comune tra le parrocchie, nell’ottica della costituzione della comunità pastorale. Sono indicazioni da far fruttare a partire dalle realtà locali. Un aspetto positivo è il lavoro che prosegue pian piano, con tante cose da costruire e mettere a punto. Attualmente stiamo puntando molto sulla collaborazione e corresponsabilità tra laici e preti. Il rapporto tra i sacerdoti è bello e forte, nonostante storie, età e stili diversi, ma il desiderio di lavorare insieme è chiaro e presente in tutti e viene portato avanti con serenità.

Come sta andando la Comunità Pastorale ad un anno dalla nascita? Che obiettivi vi siete posti?

Le parrocchie rimangono tali, non vengono annullate. Le feste e le tradizioni delle nostre realtà vengono valorizzate e, penso riescano ad amplificare la realtà stessa di queste tradizioni che viene così allargata a tutto il resto del territorio. È un valore aggiunto condividere tutti questi momenti e aspetti di vita comunitaria che esprimono davvero il senso di questo lavorare insieme. Con il notiziario “Oltre l’apparenza”, nato nel luglio dello scorso anno, cerchiamo poi di informare la popolazione sulle attività e i frutti della comunità pastorale, dando voce a tutte le parrocchie. Le attività vissute insieme nei tempi forti dell’anno liturgico come Avvento e Quaresima, hanno visto una partecipazione maggiore, ad esempio con gli incontri durante i venerdì di Quaresima come quello sulle crocifissioni e immagini sacre di Guglielmo da Montegrino. Lavorare insieme consente anche di collaborare e preparare liturgicamente alcune delle principali solennità, come è accaduto con il Corpus Domini. Lavorare meglio e lavorare meno, è uno slogan del compianto Cardinal Tettamanzi che ci arricchisce in questo senso.

Quanto è impegnato nell’attività sociale?

Sono parroco di cinque parrocchie. Io sono il responsabile e rappresentante, mentre gli altri sono vicari: don Massimiliano, don Ennio, don Giorgio, don Ilario, don Franco Basilico (che arriverà a Luino il prossimo settembre). A loro va aggiunto anche il diacono Gabriele. Lavoriamo tutti con e per tutti. In particolare siamo impegnati con la Caritas, che non è un ente a parte della parrocchia, ma è il suo braccio caritativo e questo non è sempre chiaro. Le famiglie seguite sono tante, tra le sessanta e le settanta. Ricevono il martedì e il venerdì il loro pacco con gli alimenti. Una bella novità riguarda la sede: i locali adiacenti alla chiesa di San Pietro in Campagna erano un ambiente troppo angusto, per questo si è operato il trasferimento della Caritas nella casa parrocchiale di Creva, dove prima risiedeva don Gino. Qui inoltre si gestisce il Centro di Ascolto, vengono consegnati i pacchi con i viveri e gli indumenti, e viene offerto il servizio mensa per chi ne ha necessità.

I giovani, gli oratori e il catechismo, Com’è la situazione oggi?

Per quanto riguarda l’oratorio feriale c’è grande soddisfazione: in totale abbiamo accolto seicento bambini tra cui un centinaio di Voldomino e gli altri cinquecento vengono distribuiti tra Luino e Creva: la divisione tra elementari e medie, vista l’anno scorso come una separazione non proprio bella, è risultata però vincente, anche perché le esigenze, le attività e le abitudini dei ragazzi sono diverse. Si radunano tutti al mattino per un momento iniziale, poi i più grandi si spostano a Creva e rientrano in oratorio per il momento conclusivo. In questo modo gli spazi possono essere gestiti meglio. Il catechismo funziona, a partire dall’iniziazione cristiana fino alla cresima. Con l’unione delle diverse parrocchie nella comunità pastorale, benché sia faticoso, il lavorare insieme tra catechiste è un fattore positivo che consente di condividere insieme il cammino, di confrontarsi in modo arricchente e imparare a stare insieme.

Il lavoro di accoglienza che state compiendo, senza distinzione di razza, invece, come sta andando?

Il fenomeno si è un po’ calmato, ma ci sono ancora in gestione, a livello decanale, tre comunità di Agrisol, stiamo aspettando di vedere cosa accadrà.

Cosa succederà?

Siamo preoccupati per gli esiti del Decreto Sicurezza. Abbiamo avuto incontri con Agrisol e Marco Rigamonti per capire la situazione di fronte alla realtà. Le comunità per ora ci sono e vanno avanti.

A che punto sono i progetti annunciati dal Comune di riqualifica dell’ex Cinema Pellegrini e della casa parrocchiale?

La situazione è ferma, dal Comune non c’è stata nessuna novità dopo vari proclami. È stato presentato un progetto di recupero del Cinema Pellegrini in cui viene proposto l’abbattimento della struttura per creare uno spazio polivalente e riuscire così a portare anche la Caritas in centro. Negli scorsi mesi, invece, abbiamo riqualificato la sala parrocchiale, totalmente rimodernata con impianto audio e video nuovo, nella quale sono diverse le attività organizzate da alcune associazioni.

Una tra queste realtà è stata proprio ospitata in sala parrocchiale: cosa ne pensa della Comunità Operosa Alto Verbano?

La giudico positivamente, anche se non posso entrare nel merito perché non ha un’attenzione di tipo religioso ma è laica. Mi sono reso disponibile per collaborare con loro e ci sono in atto diverse iniziative con alcuni sacerdoti del decanato: questo significa lavorare insieme e non stare a guardare solamente il proprio orticello.

Come vede la chiesa di Luino nei prossimi anni?

Sono molto ottimista per la Chiesa luinese, il desiderio di spiritualità c’è, anche se molto personale perché oggi si vive più dal punto di vista individuale, ma sono convinto che ci si possa lavorare su. Sono fiducioso, anche perché le iniziative proposte non sono state scartate dalla cittadinanza. Non c’è l’idea di una comunità ecclesiale forte e ciò è dovuto al tipo di persone, è vero, ma questo non nega il bisogno di una vita spirituale.

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