Luino | 26 Gennaio 2019

Luino, “Giorno della Memoria”: uno spettacolo per gli studenti delle scuole

Lo spettacolo, organizzato dall’Amministrazione comunale e dall’ANPI di Luino, è in programma per martedì 26 febbraio al Teatro Sociale. Le parole del presidente Rossi

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(Emilio Rossi, presidente ANPI Luino) Con la pièce teatrale “Testastorta” si celebrerà martedì, 26 febbraio al Teatro Sociale di Luino, con la partecipazione degli studenti delle scuole, il “Giorno della Memoria”, istituito per commemorare le vittime della Shoah. Un vocabolo alternativo ad olocausto, col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico che non richiama l’idea di un sacrificio inevitabile. Insieme agli Ebrei furono inoltre sterminati testimoni di Geova, rom, omosessuali, oppositori politici. Un tragico bilancio di più di 6 milioni di morti, vittime della follia nazifascista, un dramma che pesa ancora sulla coscienza europea.

UNA LETTERA INEDITA DI PRIMO LEVI. Lo esprime incisivamente una lettera inedita di Primo Levi, pubblicata su LA STAMPA del 21 febbraio 2019, in occasione del centenario della nascita dello scrittore e del 75° della sua deportazione ad Auschwitz. Una sintetica, ma sconvolgente descrizione di quanto accadeva nel famigerato campo di sterminio: «Chi si ammala lievemente è messo qualche giorno a riposo: i malati gravi scompaiono, vanno in un campo a 10 km da qui, dove tutto è molto bene organizzato e la camera dei gas tossici e il crematorio funzionano senza interruzione. Ma non occorre essere malati: basta essere deperiti, o troppo vecchi, o anche solo avere un momento di sfortuna: le “selezioni” si susseguono ad intervalli irregolari, in una frazione di secondo si giudica se siamo o no in grado di fornire ancora un lavoro utile». Dei 650 disperati, bambini, donne e vecchi, deportati con Primo Levi ad Auschwitz, soltanto 15 tornarono a casa. Parte furono uccisi dai Tedeschi, parte morirono di freddo e di fame.

LE RESPONSABILITÀ DELL’ITALIA FASCISTA E LE LEGGI RAZZIALI. Anche l’Italia fascista che nelle piazze acclamava e idolatrava il suo duce diede il suo nefasto contributo. Nel 1938, infatti, furono promulgate le leggi razziali contro gli Ebrei, e le brigate nere collaborarono alla cattura dei non ariani. Il loro contenuto fu annunciato per la prima volta il 18 settembre1938 da Benito Mussolini, a Trieste davanti a una folla osannante. Ancora più grave il Manifesto della razza, sottoscritto da un folto gruppo di docenti universitari asserviti al potere dispotico del duce. Ci furono però Italiani che, disobbedendo alle ingiuste leggi dello stato, in ossequio alla legge della propria coscienza, come nell’Antigone di Sofocle, offrirono aiuto e ospitalità ad Ebrei e oppositori politici, mettendo a repentaglio la propria vita.

IL PERICOLO DI UNA NUOVA FORMA DI RAZZISMO. In questo contesto non si comprendono le intemperanze di gruppi neofascisti o neonazisti che tentano di riproporre un’aberrante ritorno al passato, talvolta anche con la tollerante indifferenza dei piani alti della politica. Ne sono una dimostrazione gli oltraggi recati recentemente nel cimitero ebraico di Quatzenheim, in Alsazia, dove sono state profanate una settantina di tombe. Manifestazioni di gruppi neonazisti che inneggiano all’antisemitismo e celebrano il compleanno di Hitler imperversano anche nella nostra provincia. Si sta diffondendo una cultura dell’odio, oggi rivolta soprattutto contro gli immigrati, che potrebbe portarci in un baratro senza ritorno. Ci sono però Italiani che non hanno rinunciato a pensare autonomamente senza condizionamenti di sorta, decisi a riappropriarsi di quella sfera di valori per i quali intere generazioni hanno lottato e sacrificato la vita.

NO A QUALSIASI FORMA DI DISCRIMINAZIONE. Nessuna discriminazione può avere diritto di cittadinanza in una comunità fondata sui principi di libertà e di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza. Preoccupa il venir meno del senso di solidarietà e di pietà nei confronti di chi fugge da guerre sanguinose, spesso provocate da interessi esterni e da un’economia di pura sussistenza in Paesi depauperati delle loro preziose risorse da potentati economici del mondo occidentale e non solo. D’altra parte sono stati gli Europei ad invadere l’Africa attraverso la conquista coloniale e non il contrario, anche se oggi si tende a definire «invasione» questo esodo di disperati in cerca di una condizione di vita più dignitosa.

LA PROFETICA ENCICLICA DI PAOLO VI, POPULORUM PROGRESSIO. Già dal lontano 1967, nella sua enciclica Populorum progressio, Paolo VI affermava: «I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. Lo sviluppo dei popoli, in modo particolare di quelli che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche, dell’ignoranza; che cercano una partecipazione più larga ai frutti della civiltà, una più attiva valorizzazione delle loro qualità umane; che si muovono con decisione verso la meta di un loro pieno rigoglio, è oggetto di attenta osservazione da parte della Chiesa» A distanza di più di cinquant’anni quell’appello vale ancora e ci interroga profondamente. Oggi circa ottocento milioni di persone, in tutto il mondo, continuano a patire per la fame.

L’ODIO CHE AVVELENA E INQUINA I RAPPORTI SOCIALI. Un odio dilagante verso lo straniero o il diverso potrebbe far ricrescere, in forme diverse, la mala pianta che ha generato le nefande leggi razziali del 1938. Proprio di quest’ultimo periodo storico parla Testastorta, tratto dal romanzo di Nava Semel. Una favola per adulti sospesa tra fantasia e realtà che racconta, attraverso lo sguardo sognante e spietato di un bambino, gli orrori della guerra, i buchi neri della nostra coscienza collettiva, affrontando temi di interesse storico-sociale relativi alla Shoah e alla Resistenza partigiana.

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