Il CAI Luino non rinuncerà alle croci di vetta. Ad affermarlo è il presidente Adriano Rinaldin, che dice la sua in merito a un tema che negli scorsi giorni ha suscitato polemiche ad ogni livello, dagli appassionati di montagna agli esponenti del Governo.
E’ giusto continuare ad installare croci sulle montagne d’Italia? No, secondo l’antropologo e scrittore Pietro Lacasella, che ha recentemente firmato un articolo pubblicato sul sito del CAI e contenente un’interessante riflessione dedicata proprio a questo tema.
Le croci esistenti vanno tutelate, in quanto testimonianza di storia e identità, ma oggi è anacronistico pensare di realizzarne di nuove, ha affermato l’antropologo. Questo perché la maggior parte delle croci (sulle Alpi ce ne sono oltre 300) risale al periodo compreso tra la metà del XIX secolo e la prima metà del secolo successivo – scrive Lacasella – quando le persone sentivano la necessità di esprimersi attraverso “eclatanti manifestazioni di fede” che oggi non sono più attuali, mentre è attuale e sempre più esteso il dialogo interculturale che – a detta dell’antropologo – suggerirebbe di concepire la montagna come “territorio neutro”, appartenente a tutti.
L’antropologo ha espresso un’opinione poi rilanciata durante un convegno all’Università Cattolica di Milano da Marco Albino Ferrari, responsabile attività culturali del CAI. Punti di vista personali, rapidamente confusi con la “posizione ufficiale” del CAI sul tema, tanto da rendere indispensabile l’intervento del presidente generale del Club Alpino Italiano, Antonio Montani, che ha smentito stampa e politica, affermando di non aver mai trattato l’argomento in alcuna sede.
L’eco di quelle tesi, tanto contestate, ha raggiunto anche l’alto Varesotto. «Non condividiamo l’idea di rinunciare alle croci – commenta Adriano Rinaldin – perché rappresentano una tradizione delle nostre valli, a cui teniamo particolarmente. La croce posizionata in cima ad una montagna è sempre un richiamo alla storia dei nostri padri e dei nostri nonni. E’ simbolo della devozione nei confronti di Dio espressa da chi ci ha preceduto, ma simboleggia anche la fine di un percorso, il raggiungimento di un traguardo che è costato fatica».
La sezione lacustre del CAI non si limita a sottolineare l’importanza della tradizione. Presto si muoverà per portarla avanti, donando al monte Borgna (1.158 metri con vista sul lago Maggiore e sul lago Delio) una croce di vetta. «Il territorio è quello di Tronzano – aggiunge in conclusione il presidente del CAI Luino – Abbiamo già preso contatti con il sindaco e chiesto un preventivo per portare in quota una croce. Ci piacerebbe farlo quest’anno, come una delle tante iniziative organizzate per il settantacinquesimo anniversario della nostra sezione».
(Foto di copertina: Pizzoni di Laveno. Da Facebook, Renzo Fazio)
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