Luino | 22 Giugno 2022

Sicurezza, spaccio nei boschi e disagio giovanile: il Prefetto incontra oltre 40 sindaci dell’alto Varesotto

Questi i temi affrontati nella riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica tenutasi ieri a Palazzo Verbania attraverso un confronto tra amministratori e vertici provinciali

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La sicurezza, il disagio giovanile sempre più diffuso, ma soprattutto il fenomeno, che appare sempre più inestirpabile, dello spaccio nei boschi: sono questi gli argomenti toccati nel corso della riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica presieduta nel pomeriggio di ieri, martedì 20 giugno, dal Prefetto di Varese, Salvatore Pasquariello, nella sala “Giovanni Reale” di Palazzo Verbania, a Luino.

Presenti, oltre ai vertici provinciali delle forze dell’ordine – Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza – e dei vigili del fuoco e ai rappresentanti di Trenord e RFI, oltre 40 fra sindaci e amministratori di tutti quei Comuni dell’alto Varesotto che rientrano nella giurisdizione della Compagnia Carabinieri di Luino.

La prima parte dell’incontro è stata dedicata al tema della protezione civile: il presidente della Comunità Montana Valli del Verbano Simone Castoldi e un rappresentante dell’ente montano del Piambello hanno illustrato le problematiche più importanti che riguardano il territorio relativamente a tale ambito, esponendo al Prefetto e ai presenti le varie mappe di rischio e alcuni dettagli legati alla pianificazione.

In questo frangente iniziale sono intervenuti anche il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Antonio Albanese, e il vicepresidente della Provincia di Varese (e consigliere con delega alla Protezione Civile, al Nucleo Faunistico e Sicurezza) Alberto Barcaro.

In un secondo momento, dopo un’introduzione del primo cittadino di Luino Enrico Bianchi, si è poi aperto il confronto sulle questioni legate alla sicurezza: diversi, oltre allo stesso Bianchi, i sindaci che hanno preso la parola uno dopo l’altro per esporre i problemi più sentiti all’interno delle rispettive comunità. Problemi che, come è ben presto emerso, ruotano tutti intorno a un nucleo pressoché comune: da un lato il traffico di droga che pervade i boschi delle valli e, dall’altro, una situazione di disagio giovanile che sfocia, in particolar modo, in atti vandalici di vario genere.

Da Laveno Mombello alla Valganna passando per la Valcuvia, le zone interessate dalla presenza degli spacciatori e dei loro clienti riguardano un’area davvero molto estesa dell’alto Verbano, come mostrato anche dallo stesso Prefetto attraverso una mappa, dalla quale rimane esclusa unicamente la fascia più “alta”, quella di Maccagno con Pino e Veddasca e della sponda del Ceresio.

«I cittadini hanno paura» è il rilievo fatto dai sindaci di Valganna e Casalzuigno, Bruna Jardini e Danilo De Rocchi, che hanno puntato il dito l’una sulle difficoltà nel ripulire le aree boschive dai bivacchi e l’altro sui timori legati alle sparatorie fra bande per il controllo del territorio di spaccio, sempre più frequenti, e al potenziale rischio che potrebbe ora aumentare ancora di più con l’apertura della stagione venatoria.

Da parte loro, sia il Questore di Varese Michele Morelli, sia i Comandanti Provinciali dell’Arma e della Guardia di Finanza Gianluca Piasentin e Crescenzo Sciaraffa, sia il dirigente della II Zona di Polizia Frontiera per la Lombardia Carmine Grassi, hanno voluto condividere con gli amministratori presenti una panoramica della situazione dello spaccio nei boschi cercando di offrire alcuni «criteri oggettivi per far capire che quello che facciamo è il massimo possibile», come ha affermato lo stesso Morelli.

Come è emerso anche in virtù dei numerosi arresti che si sono susseguiti nel corso di questi anni su tutto il territorio, si tratta di persone di origine maghrebina, molto spesso irregolari, che, dopo aver individuato i boschi da adibire a “luogo di lavoro” vi si installano con bivacchi posizionati a circa 300-400 metri dalla strada principale. E da qui, grazie al supporto di “pali” o degli stessi clienti (molti dei quali, come si è appreso, provenienti anche dalla vicina Svizzera), provvedono alla consegna delle dosi di sostanze stupefacenti generando un andirivieni sospetto di automobili che gli abitanti dei vari paesi hanno imparato col tempo a riconoscere e segnalare più o meno tempestivamente alle forze dell’ordine.

La difficoltà di intervento, però, è causata dalla rapidissima mobilità con cui gli spacciatori si spostano sul territorio, di valle in valle e di bivacco in bivacco, facendo perdere le proprie tracce con una facilità resa tale dalla conformazione geografica e morfologica della zona e dal ricambio sempre più veloce fra gli stessi che complica ancora di più la loro identificazione.

Impianti di videosorveglianza, supporto da parte dei cittadini stessi, collaborazione fra enti locali e forze dell’ordine impegnate al massimo su questo specifico frangente sono i punti chiave a cui tendere, in modo tale da creare un sistema che necessita effettivamente del contributo di tutti e che sia in grado di agire in modo capillare a livello sia di repressione che di prevenzione.

E questi sono punti che si possono riferire altrettanto bene anche all’altro filone di criticità sollevato dai sindaci, ovvero quello legato al disagio delle giovani generazioni, acuito ancora di più dai due anni di pandemia e dalle conseguenti limitazioni della vita sociale: gli atti vandalici avvenuti a Cittiglio per mano di ragazzi fra i 14 e i 21 anni e la cinquantina di giovani, anch’essi in larga parte minorenni, che ha invaso Caldè poche settimane fa sono solo due degli esempi portati dai rispettivi amministratori, Rossella Magnani e Luciano Pezza, ma la situazione di problematicità è palpabile ovunque, a Luino così come nei centri più piccoli.

Ed è soprattutto in relazione a quest’ultimo tema che il Prefetto – che si è detto molto soddisfatto per l’esito della riunione – ha voluto evidenziare l’estrema importanza che riveste l’educazione per la crescita dei ragazzi: «Non è il sistema penale che può far fronte alle preoccupazioni, ma bisogna fare di più in termini di prevenzione e cultura», ha affermato Pasquariello sollecitando i sindaci a lavorare sempre di più e a farlo insieme, affrontando i problemi comuni in maniera congiunta e immaginandone possibili soluzioni.

«Dobbiamo sentirci in un’alleanza tra pubblica amministrazione, società civile, realtà associative ed educative come gli oratori o le associazioni sportive – ha concluso il Prefetto – Bisogna fare in modo che i giovani crescano nel tessuto sociale, puntare sempre di più sul volontariato in modo che i ragazzi si sentano protagonisti della loro vita spendendola per qualcosa di utile e non invece frantumandola in esperienze che danno quello sballo del momento, ma che poi rovinano per sempre».

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