“E’ possibile sottrarsi all’obbligo di dimora se non si ha una abitazione presso la quale fare rientro?”. Se l’è chiesto in un’aula del tribunale di Varese l’avvocato Fabio Margarini nel difendere il proprio assistito, un luinese di cinquantotto anni, a processo per violazione delle misure di sicurezza.
L’uomo durante una sera di agosto, nel 2017, venne trovato dai carabinieri a tavola, presso un ristorante del centro. Non poteva essere lì, in quanto sottoposto a misura restrittiva dal giorno della sua scarcerazione.
Già allora il soggetto, una volta notificato l’ordine, aveva dichiarato di non avere una casa ma successivamente la misura restò in vigore. Fino a quel giorno di agosto di quattro anni fa. Furono i militari dell’Arma a notare la sua presenza all’interno del locale, procedendo poi alle verifiche del caso, dalle quali emerse la presunta violazione. “Un provvedimento paradossale – ha proseguito il difensore dell’uomo in aula – per una persona che aveva informato le autorità circa la sua condizione”.
L’imputato in sostanza viveva per strada ed era solito dormire in macchina, quando non riusciva a trovare un aggancio per farsi ospitare. Forse anche quel giorno era in cerca di una persona a cui chiedere un letto per trascorrere la nottata.
Il pubblico ministero Davide Toscani ha chiesto una condanna a quattro mesi di reclusione, scesi a due in funzione del rito abbreviato. Dal giudice Rossana Basile è però arrivata l’assoluzione.
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