Luino | 29 Gennaio 2021

Luino: “Pacificare, non riaprire ferite. Coltivare l’armonia istituzionale e non il conflitto ideologico”

Anche Alessandro Franzetti interviene sulla riflessione del prof. Isabella: “Non condivido il messaggio che si vuol far passare. Intitolazioni condivise con minoranza”

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Continua a sollevare perplessità la riflessione del professor Maurizio Isabella sulla memoria storica della Seconda Guerra Mondiale e sulle scelte dell’amministrazione comunale di Luino nelle intitolazioni di monumenti o targhe commemorative sul lungolago o nelle immediate vicinanze.

Dopo la replica del precedente sindaco, Andrea Pellicini, e un intervento del professor Massimo de Leonardis, a intervenire sulla questione è l’ex consigliere e presidente del Consiglio comunale luinese Alessandro Franzetti. Ecco le sue parole.

Ho letto attentamente la lettera inviata dal prof. Maurizio Isabella alla redazione di LuinoNotizie e vorrei condividere con i lettori alcuni spunti a proposito delle intitolazioni di luoghi pubblici a personalità del passato.

Quando ero consigliere comunale nel primo mandato Pellicini proposi alla giunta comunale di intitolare una rotatoria al compianto preside del Liceo “Vittorio Sereni”, prof. Luigi Alfré, che fu per noi studenti un autorevole riferimento educativo e un grande uomo di scuola, al fabbricatore di organi delle Chiese (bellissimo quello del nostro amatissimo Santuario del Carmine), Francesco Carnisi, che fu anche tesoriere della fraternità del Carmelo e consigliere comunale. Insomma, un uomo di fede e di azione politica nel medesimo tempo.

Proposi anche di intitolare un piazzale presso il Villaggio Menotti al conte Edgardo Sogno, che il sito dell’ANPI annovera tra gli “eroi della Resistenza” (e questa è la dicitura che abbiamo deciso, insieme alle figlie, di scrivere sulla targa).

Sempre nel primo mandato della giunta guidata da Andrea Pellicini decidemmo insieme alle minoranze, in particolare Rosaria Torri e Enrica Nogara, di apporre una targa a memoria del sacerdote don Folli, antifascista e vero uomo di Dio presso le scuole elementari di Voldomino.

Come ricorda giustamente il prof. Isabella intitolammo la gradinata tra l’imbarcadero e il porto vecchio a Guido Fontebuoni che morì ad Haifa nel sommergibile Sciré e ad Armando Chirola il piazzale ligneo all’ingresso del magnifico Parco a Lago.

Nel secondo mandato le donne presenti in amministrazione capitanate dall’assessore Caterina Franzetti proposero di intitolare il Parco a Lago a Norma Cossetto, giovane vittima dell’odio dei comunisti titini.

Fatte queste premesse per inquadrare la situazione, vorrei dire che dissento da ciò che traspare dalla lettera del professor Isabella. Non condivido il messaggio che si vuole far passare e che cioè in dieci anni le giunte Pellicini abbiano intitolato luoghi pubblici solo a esponenti di destra, se non addirittura fascisti.

Sogno, Alfrè, Carnisi e don Folli erano tutto fuorché fascisti. Erano uomini degni del nostro ricordo per essere stati testimoni di vita buona nei loro percorsi esistenziali.

Su Norma Cossetto voglio dire che la legge sul Ricordo delle vittime delle foibe é una legge dello Stato, dunque patrimonio comune di tutti. Fu approvata da tutti i partiti nel 2004 con l’unica eccezione di Rifondazione Comunista. Norma Cossetto era una ragazza figlia delle nostre terre istriane la cui unica colpa fu quella di essere italiana.

Oggi il sindaco Bianchi, persona equilibrata e che stimo, ha deciso l’unica cosa giusta da fare: intitolare il Parco a Lago alla Cossetto, dopo l’approvazione della precedente giunta e del Prefetto.

Ripropongo una mia vecchia idea: poiché il buon politico deve unire e non dividere, sarebbe bello che giunte di destra intitolassero luoghi significativi a personalità del campo oppposto e viceversa. Che bello sarebbe stato se le giunte Pellicini avessero intitolato un luogo a Enrico Berlinguer e se la giunta Bianchi proponesse, per esempio, di intitolare una piazza o un giardino per esempio a Prezzolini o Montanelli.

Dobbiamo pacificare, non riaprire ferite, coltivare l’armonia istituzionale e non il conflitto ideologico permanente.

Concludo con un ringraziamento ad Andrea Pellicini e alla sua prima giunta per aver condiviso le intitolazioni da me proposte. I dieci anni di mandato di Pellicini sono la dimostrazione che la destra di governo può essere liberalconservatrice, laica, plurale, europeista e soprattutto autenticamente e convintamente democratica. E questa è la cosa più importante.

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