Varese | 29 Luglio 2020

Monteviasco, undici indagati per la morte di Silvano Dellea: chiusa l’inchiesta

Per la procura l'impianto non era a norma, l'accusa di omicidio colposo è indirizzata alla vecchia cooperativa, ad impiegati Ustif, addetti ai lavori e all'ex sindaco

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Il tempo dell’inchiesta è formalmente esaurito e sono undici i nomi che compaiono sul registro degli indagati per la morte di Silvano Dellea, il sessantenne di Dumenza vittima del fatale incidente avvenuto all’impianto di risalita di Curiglia con Monteviasco il 12 novembre 2018.

La parola finale sulla richiesta di rinvio a giudizio o di assoluzione spetterà tra venti giorni al pm Valeria Anna Zini, e di fronte all’ipotesi di omicidio colposo ci sono i consiglieri della cooperativa che gestiva l’esercizio (Genesio Ranzoni, Cristian Tosi, Antonella Stefanoni, Eugenia Morandi, Fausto Pizzoni e Mattia Morandi, il direttore d’esercizio Gianni Giacomelli, il progettista e direttore dei lavori Piergiacomo Giuppani, l’ex sindaco di Curiglia, Ambrogio Rossi, e due funzionari dell’Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi), Carmela Caramia ed Ermanno Magri.

Ad incidere sul drammatico episodio – trasformato in tragedia dal decesso dell’uomo, agente della polizia locale ma legato per passione personale alla funivia del borgo – fu la mancanza delle adeguate misure di sicurezza, presso un impianto considerato non a norma. Questa la linea della Procura di Varese dopo quasi due anni dedicati alla ricostruzione dell’incidente.

“Nel mirino, in particolare, l’assenza del terrazzino d’ispezione – si legge oggi sulle pagine de La Prealpina, nell’articolo firmato da Massimiliano Martini – una sorta di gabbiotto normalmente collocato sopra la cabina, in modo da consentire a chi esegue interventi di manutenzione di operare senza rischi. Invece Dellea, per effettuare il controllo periodico delle funi e del carrello, dovette salire sulla scala a pioli sopra la cabina, ma all’arrivo alla stazione a valle la sua imbracatura si impigliò nel parapetto della pedana laterale che sporge dal muro dell’edificio: lui perse l’equilibrio, rimase incastrato tra la ringhiera della passerella e la stessa cabina in movimento, e morì per compressione della gabbia toracica“.

Nella pericolosità delle operazioni di manutenzione, non segnalata e dunque non risolta, c’è il fulcro di ciò che viene contestato ai membri del CdA della vecchia cooperativa e agli altri addetti ai lavori indagati, mentre per l’ex primo cittadino Rossi pesa l’accusa di aver a suo tempo affidato la gestione della funivia ad una cooperativa giudicata “inesperta e inadempiente in materia di sicurezza“.

In attesa delle richieste del pm Dini e del responso del tribunale, la famiglia di Silvano Dellea, difesa dall’avvocato Corrado Viazzo, ha annunciato di voler costituirsi parte civile in caso di processo. Per quanto concerne invece l’isolamento del borgo montano, dopo il rifiuto della ditta costruttrice di effettuare valutazioni prima della conclusione delle indagini, e dopo gli ultimi avvicendamenti di carattere burocratico, l’obiettivo dell’amministrazione resta quello di giungere alla presentazione della domanda di riapertura entro la fine dell’anno.

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