Luino | 10 Aprile 2020

Luino, l’esempio virtuoso del Monsignor Comi nella lotta al Coronavirus

Un'analisi del percorso compiuto dalla struttura già prima che l'emergenza iniziasse, tra sacrifici, isolamento e prevenzione. Frigerio: "Dimostrazione di eccellenza"

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Non è associabile al puro caso il fatto che in alcune Rsa del nord della provincia il Coronavirus non si sia fino a qui praticamente visto, nonostante i focolai di contagio e le drammatiche strisce di decessi che hanno colpito ovunque tante strutture per anziani, come quanto sta avvenendo alla “Bassani-Menotti” di Laveno Mombello proprio in queste ore.

L’intento di attuare una forte opera di prevenzione, nella consapevolezza di dover rinunciare a tante cose, in primo luogo alle quotidiane interazioni con parenti e persone care – decisive soprattutto nei momenti di grande difficoltà – ha fatto la differenza nei posti in cui ci si è affidati a tali dinamiche, battendo sul tempo l’evoluzione della pandemia, senza soccombere, e tenendosi alla larga dai risvolti peggiori che una simile situazione è in grado purtroppo di produrre.

Tra gli esempi virtuosi nell’alto Varesotto, oltre a quello già citato della residenza Menotti di Cadegliano Viconago, c’è la Fondazione Monsignor Comi di Luino, dove già da fine febbraio, a poche ore di distanza dal primo Consiglio dei ministri dedicato all’avanzare del virus che ha portato l’intero Paese ad una condizione senza precedenti, le modalità con cui reagire alla minaccia epidemica hanno assunto un carattere di urgenza nei piani del Consiglio d’amministrazione e del direttore generale Maurizio Pesenti.

In pochi giorni, dal 3 marzo, la casa di riposo ha provveduto ad interrompere le visite dei famigliari, stabilendo la possibilità di accessi – limitati ad un parente stretto per un tempo massimo di mezz’ora – solo in presenza di casi specifici ed urgenti. L’aspetto più duro dell’improvviso isolamento è stato in parte contrastato dal ricorso alle video chiamate, messe a disposizione degli ospiti, con la dovuta assistenza, per rendere meno traumatico il necessario distacco.

La cautela ha coinvolto nell’immediato anche il personale sanitario e operativo, in linea con le direttive di Regione Lombardia e Ats Insubria, e dunque con l’introduzione di controlli mirati e costanti, inclusa la misurazione della temperatura. Lo stesso personale è stato munito da subito dei dispositivi di protezione individuale che tutti oggi hanno imparato a conoscere e ad utilizzare, con uno sforzo non indifferente – a livello organizzativo ed economico – che prosegue tuttora e riguarda anche il reperimento di ricambi per indumenti, accessori e presidi essenziali come camici, occhiali, calzari e cuffie.

“Possiamo affermare che la Fondazione Comi ha intrapreso da subito misure rigide allo scopo di fornire la maggior tutela possibile della comunità presente in azienda, e cioè ospiti ed operatori – commenta il vice presidente della struttura Alberto Frigerio -. Il risultato è lusinghiero ed è stato reso possibile dalla professionalità e dallo spirito di sacrificio, unito ad un comportamento virtuoso, di tutto il personale”.

L’apprezzamento per l’enorme sforzo prodotto su più fronti da tutte le persone che vivono la casa di riposo, è grande e viene condiviso dall’intero Consiglio di amministrazione. “Nel concreto – sottolinea in conclusione Frigerio – la Fondazione Comi ha dimostrato ancora una volta di essere una struttura di eccellenza e di grande valore sociale ed umano, indispensabile al nostro territorio“.

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