Luino | 9 Gennaio 2020

Luino, “Un anno dalla nascita della Comunità Operosa Alto Verbano: si guarda al futuro”

Un'interessante analisi quella dell'Osservatorio Felice Cavallotti, che racconta questa realtà nella quale confluiscono non solo tante associazioni ma anche giovani

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(A cura dell’Osservatorio Felice Cavallotti) È passato un anno dall’incontro del 11 gennaio 2019: “L’Europa ha un cuore? Immigrazione e accoglienza nell’Alto Verbano”.

Una serata, una intuizione che oggi non è esagerato definire iniziatrice di un percorso costituente: inizio di una volontà che vuole condividere, in un articolato cantiere sociale, esperienze di co-progettazione partecipata con un principale obiettivo, vale a dire produrre nuove soggettività alternative a questo modello di sviluppo sociale discriminatorio.

Un autonomo soggetto moltitudinario che, volutamente, non ha nulla a che spartire con le obsolete e superate strutture unitarie e identitarie. Un soggetto deciso a presentarsi, operoso, nelle comunità locali. Convinto che si possa recuperare la forza necessaria da generative relazioni di cooperazione e di sussidiarietà che partono dai singoli e differenti spiriti (talenti) che contraddistinguono le Associazioni aderenti.

Dunque, una comunità plurale autodeterminata che, dopo diversi e partecipati incontri, ha deciso di dichiararsi e sottoscrivere una Carta di comunità che l’indirizzi nella ricerca e nell’impegno di individuare e seguire nuovi comportamenti relazionali capaci di (ri)qualificare l’agire politico nelle/delle comunità locali.

Sarà un lungo percorso quello della COpAV. Partito prima: individuando il modello adatto alla condizione specifica territoriale; subito dopo: strutturando un metodo adeguato che garantisce un esercizio autopoietico (autorigenerante) e resiliente (che sappia resistere ad eventuali ostilità); nel frattempo: laboratori di co-progettazione che esprimono un’autonomia distante da ogni possibile pressione esterna.

Ma la vera intuizione e innovazione è stata quella di ostinarsi nella predisposizione, nei diversi incontri costituenti, ad investire su una forma comunitaria che, a tutto tondo, interroghi la realtà al fine di espandere e rinforzare la condizione di potenza e non di potere. Quella forma (potenza) che sa unire e nello stesso momento rinascere, in modo massiccio, attraversando le reti di comunicazione, i circuiti intellettuali e culturali, elaborando immagini e affetti capaci di percepire, custodire e produrre (agire cooperante) non solo i beni comuni, ma anche difendere, attraverso la nascita e “l’accompagnamento” di nuove soggettività, una condizione esistenziale produttiva formatrice della “esperienza di comune”.

Il risultato non si è fatto attendere, in pochi mesi, la Comunità è riuscita a fare partire dei laboratori che stanno iniziando a dare concreti e buoni risultati di pratiche collettive in differenti ambiti: ambientale, sociale e istituzionale:

– attraverso un pianificato recupero del cibo si è iniziato, settimanalmente, un primo potenziamento alla già operosa distribuzione del banco alimentare, con un generoso apporto giovanile;
– condivisione di possibili e nuove soluzioni di recupero urbano che possano riqualificare la destinazione di alcuni luoghi in stato di degrado; operazioni che sicuramente potranno contribuire  ad un felice “destino di comunità”;
– la COpAV (Comunità Operosa Alto Verbano) grazie alla sua presenza, come dispositivo strategico, è riuscita a condensare, intorno al problema del clima, una operosa realtà giovanile (una nuova soggettività) che sta richiedendo a tutte le amministrazioni locali e all’intera cittadinanza di applicare comportamenti indirizzati a migliorare, o almeno a non peggiorare, la già tragica condizione climatica, e lo stanno facendo chiedendo alle istituzioni di contribuire responsabilmente e attivamente ad una nuova visione di “ecologia del comune”: dinamica di interdipendenza di cure reciproche e di mutue trasformazioni tra la natura e la società. Dinamica, unicamente possibile nell’esperienza delle relazioni umane che partono dall’amore dell’alterità.

Ma è ancora molta la strada che la Comunità Operosa potrà e dovrà percorrere per riuscire a migliorare le sua performatività, iniziando dalla comunicazione sia verso l’interno che verso l’esterno, in modo da poter conquistare autorevolezza grazie ad una maggiore qualifica della propria attività di potenza. Fiducia e qualità raggiungibile, per l’appunto, continuando a lavorare con massimo rispetto all’interno delle comunità locali.

L’Osservatorio Felice Cavallotti non può che ringraziare coloro che hanno, con il loro impegno, contribuito e continuano a contribuire a dare gambe, braccia e testa, insomma un corpo operoso, a questa felice intuizione.

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