Varese | 24 Ottobre 2019

Nel luinese minacce, stalking e violenza stile “Arancia Meccanica”: cinque arresti

Un gruppo criminale ha operato per conto del 39enne: prima l'incendio dell'auto della donna a Laveno, poi il sequestro di un 26enne a Cadegliano Viconago

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Una situazione inquietante quella descritta questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Luino presso il Comando provinciale di Varese, dove il capitano Alessandro Volpini ha svelato i dettagli dell’operazione “Fire” svolta nella scorsa notte, con la quale sono state emesse cinque custodie cautelari ad altrettante persone, definite molto pericolose e residenti nel territorio luinese.

Al centro dei reati del gruppo criminale c’è una donna di 40 anni, con la quale il 38enne, l’uomo attorno al quale gira tutta l’inchiesta, aveva avuto una relazione nel 2017. Una relazione che si è contraddistinta per gli atteggiamenti turbolenti e violenti da parte dell’uomo, che hanno portato la donna a rivolgersi ai carabinieri, presentando denunce per atti persecutori e maltrattamenti.

Il gruppo di amici, che ha messo in essere una serie di comportamenti illeciti, aveva l’intento di aiutare questo soggetto violento, già noto alle forze dell’ordine. Nel 2017, ad esempio, la 40enne era stata aggredita in auto dall’ex che, colto in flagranza di reato mentre colpiva la carrozzeria della macchina con la donna al suo interno, il 6 novembre di quell’anno, era stato condannato per atti persecutori e violenza sessuale, condanna interamente scontata e al termine della quale, lo scorso settembre, l’uomo era stato scarcerato.

Trascorrono i mesi, ma non si placa la voglia del soggetto di avere la sua ex e così, le indagini, rese note oggi, hanno portato i militari dell’Arma a spiegare quanto avvenuto a maggio, quando era andata in fiamme l’auto della 40enne, ritrovata bruciata a Laveno Mombello, all’interno di un cortile chiuso del condominio dove viveva la donna. È stato appurato che il mandante dell’incendio fosse il 39enne, che in quel momento si trovava ai domiciliari. Poco dopo l’incendio, infatti, i carabinieri hanno raggiunto la sua abitazione, ma dell’uomo non vi era traccia.

Il 39enne, infatti, era il mandante del rogo. Si è servito di altri quattro uomini, dai 25 ai 35 anni, ed insieme a loro prima di dar fuoco all’auto ha compiuto diversi sopralluoghi. Così i militari dell’Arma, nutrendo gravi sospetti sull’uomo, si sono concentrati sulla targa dell’auto utilizzata, studiando le abitudini della persona alla quale corrispondeva la macchina. In questo modo, infatti, stabiliscono che il 39enne è il mandante e gli altri, invece, sono esecutori materiali.

Grave anche il fatto che lo stalker abbia manomesso le telecamere e gli orari del suo circuito privato (con riferimento alle immagini relative alla sera dell’incendio), visto che lui non era in casa mentre divampavano le fiamme, ma era nei pressi dell’abitazione della sua ex per verificare che il rogo dell’auto si svolgesse in modo “corretto”.

Allo stesso modo, oggetto di indagini oltre a questo episodio, vi è un sequestro di persona, di un 26enne di Cadegliano Viconago, avvenuto lo scorso 30 settembre, compiuto dal 39enne insieme ad un amico altrettanto violento. I due erano convinti che la vittima del pestaggio, conoscente della donna, avesse parlato con i carabinieri dell’incendio o stesse per farlo, così lo hanno costretto a salire in macchina durante una festa di paese nell’alto Varesotto.

Mentre uno guida, l’altro lo minaccia con il coltello e infine la vittima viene portata in una zona boschiva vicino a Luino. Tra sberle, violenze di ogni genere ed insulti lo minacciano di morte. Lo portano in un punto molto isolato, vicino ad una fossa e, stando a quanto riferito dai carabinieri, gli dicono “finirai qui dentro se parli ancora”. Nel tentativo di raggiungere i loro intenti non hanno esitato a colpirlo violentemente, mandandolo in ospedale per le contusioni multiple riportate.

Dal cellulare sequestrato al 39enne si scoprono messaggi su WhatsApp creati appositamente, in caso di intercettazioni, per depistare le indagini e coprire il coinvolgimento di altre persone, dove gli interessati parlavano di  donne e calcio. In ogni caso, però, in un’altra chat, l’uomo continuava a minacciare la donna quando non gli rispondeva e, a detta dei carabinieri, il 39enne se non fosse stato ai domiciliari sarebbe passato probabilmente dalle minacce verbali a qualcosa di ben più grave.

A finire in carcere, con la donna finalmente libera dalle azioni pericolose del suo ex, sono proprio il 39enne e l’uomo con il quale ha compiuto il sequestro di persona. Un altro complice, rintracciato a Rho, è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari mentre per i restanti due è scattato l’obbligo di firma.

Uno di questi ultimi due, un 28enne del luinese, all’atto della perquisizione presso il suo domicilio, grazie anche al fiuto del cane Grinder, dei carabinieri cinofili di Orio al Serio, provincia di Bergamo, è stato trovato in possesso di 12 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e 570 euro in contanti ed è pertanto stato arrestato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Il 39enne, così, dopo un mese di carcere, torna in cella con capi di imputazioni ben più gravi, non solo per incendio doloso, reato contestato a tutti e cinque i soggetti, ma anche per stalking, sequestro di persona, lesioni, frode e contraffazione. Per quanto riguarda il testimone, invece, i carabinieri lo tuteleranno, insieme alla donna, visto che il paese è piccolo e potrebbero correre altri rischi e pericoli.

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