Alto Varesotto | 4 Maggio 2019

Serie di rapine nel Luinese dieci anni fa: ridotta in Appello la pena del basista

Sconto di un mese per l'uomo, un 41enne residente a Luino. Le rapine, compiute da altri tre membri, si consumarono in diversi istituti di credito del territorio

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Quattro rapine, più di trentamila euro di bottino e dodici anni di carcere complessivamente riconosciuti dalle sentenze dopo due gradi di giudizio. Sono questi i numeri che raccontano i reati commessi presso alcuni istituti bancari del Luinese da una banda criminale composta da quattro elementi.

Nella giornata di ieri, giovedì 2 maggio, come riporta il quotidiano locale La Prealpina, la Corte d’Appello di Milano ha aggiunto un nuovo capitolo giudiziario alla vicenda, che risale all’estate di dieci anni fa, riducendo a quattro anni e undici mesi (dai cinque anni inizialmente stabili dal Tribunale di Varese) la pena di Alban R., quarantunenne albanese residente a Luino, considerato la mente del gruppo di delinquenti.

Contestualmente è stata riconosciuta l’avvenuta prescrizione dell’ipotesi di reato di resistenza a pubblico ufficiale, concretizzatasi al momento dell’arresto dell’uomo, avvenuto a Voldomino, e ragione dell’esiguo sconto di pena. Per gli esecutori materiali delle rapine, giudicati con rito abbreviato (rito ordinario invece per il basista) le pene fino a qui riconosciute sono più lievi: tre anni per il capobanda, il trentaseienne Emanuele G, pugliese di Cerignola, due anni e otto mesi per Admis P e un anno e nove mesi per Jetmis S., i complici entrambi albanesi.

Il primo colpo fu eseguito a giugno 2009 presso la filiale luinese della Banca Popolare di Bergamo -Credito Varesino (6.900 euro in contanti il bottino). Il secondo, un mese dopo, venne messo a segno a Cunardo, destinazione la Banca Commercio e Industria (15mila euro in contanti consegnati ai malviventi). Terza tappa della banda fu la Banca Popolare di Sondrio sita a Marchirolo, 17mila euro sottratti, ma a dare una svolta alle indagini fu l’unica rapina fallita, a fine agosto all’interno della filiale Ubi di Germignaga.

Taglierino, cappellini e calze a maglia i materiali utilizzati per ognuno dei raid. Gli inquirenti li ritrovarono presso il domicilio del basista albanese che, come stabilito dall’attività investigativa, accolse inoltre all’imbocco dell’autostrada gli altri criminali, tutti provenienti dalla Puglia.

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