Roma | 30 Aprile 2019

Caso targhe svizzere, il deputato luinese Invidia: “Presenteremo un emendamento”

Il deputato luinese del M5S commenta il problema legato alle vetture con targhe estere e conducenti italiani, dovuto alle modifiche del Decreto Sicurezza

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Il deputato luinese Niccolò Invidia ha rilasciato una dichiarazione riguardo l’emendamento sulle targhe estere per la modifica del Decreto Sicurezza, a fronte delle varie segnalazioni pervenute dai frontalieri residenti in provincia di Varese.

“Ormai da dicembre si ha un problema sulle vetture con targhe estere e conducenti italiani. Infatti il Decreto Sicurezza ha modificato gli articolo 93 e 132 del Codice della strada, riguardanti i veicoli immatricolati all’estero e circolanti in Italia. Si sequestrano quindi le vetture (con relativo verbale da € 712 a € 2.848) e denunciano le persone trovate alla guida del veicolo perché non in possesso i documenti italiani che ne dimostrino la legittimazione alla guida secondo la (nuova) legge italiana.

Niente di male, anzi. Si è però creato un problema non da poco per i nostri frontalieri. Questi lavoratori non vogliono certamente sfuggire al pagamento del bollo o dell’assicurazione. Non sono i furbetti che il Decreto Sicurezza vuole giustamente colpire. Più semplicemente queste vetture sono legalmente assicurate in Svizzera e vengono date al dipendente italiano come mezzo di lavoro o di trasporto con possibilità di utilizzarle per raggiungere l’abitazione a pochi chilometri dal confine. Questo nodo normativo tra l’altro ha messo in agitazione il Canton Ticino e la confederazione Elvetica perché, oltre alla contravvenzione, con il sequestro, ormai diverse aziende si trovano senza mezzi e con i dipendenti che devono tornare nelle società a fare il cambio del veicolo, con conseguente incremento del traffico e dell’inquinamento.

Assieme al collega Federico D’Incà torneremo a presentare a breve un emendamento (da lui già presentato negli scorsi mesi relativamente ad una simile situazione in Veneto) per sciogliere il nodo, ma oggettivamente occorre che il Ministero degli Interni sia disponibile a risolvere questo impasse burocratico che si è creato con il decreto sicurezza. Certamente ci auguriamo la massima apertura da parte del ministero nelle prossime settimane perché ne va dei nostri lavoratori oltre confine”.

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