“Il comune di Luino rispetterà le norme del decreto sicurezza perché la legge dello Stato si rispetta sempre, anche quando non si è d’accordo”. Con queste parole il sindaco di Luino, Andrea Pellicini, interviene in merito alle polemiche e alle decisioni di tanti primi cittadini, che hanno deciso di protestare e di “disobbedire” al decreto sicurezza firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
“Anch’io, ad esempio, non sono d’accordo sulle norme che introducono il reddito di cittadinanza, ma non farei mai nulla per ostacolarne l’applicazione – continua Pellicini -. La polemica dei sindaci di sinistra è pretestuosa. Non ha senso infatti dare la residenza a chi, per pochi mesi, dimora sul territorio comunale in attesa del riconoscimento dello stato di rifugiato”.
“La legge – spiega ancora il sindaco di Luino – dice esplicitamente che il permesso di soggiorno è il titolo per accedere ai servizi essenziali. Non vi è alcuna discriminazione. Sono all’opposizione di questo Governo assistenzialista e contrario a chi lavora e produce, ma questa norma è assolutamente di buon senso“.
In tanti, hanno sollevato una questione giuridica e ideologica, che ha scatenato la rabbia di una schiera di sindaci, difensori dello Sprar: da Luigi de Magistris (Napoli) a Dario Nardella (Firenze), da Chiara Appendino (Torino) a Virginio Merola (Bologna). Anche Virginia Raggi, sindaca di Roma, ha chiesto al governo di mitigare gli effetti del decreto. E alla protesta si è unita la voce del sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà.
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