Varese | 30 Maggio 2018

Al teatro Openjobmetis “Elena di Sparta”, spettacolo di resistenza al femminile di e con Silvia Priori

Una miscela di teatro, danza orientale e musiche epiche, capace di ribaltare il mito e restituire dignità alla donna. L'appuntamento è per le 21

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In programma per la serata di venerdì 1 giugno a Varese uno spettacolo sulla bellezza, sulla ricerca della felicità e sulla resistenza: “Elena di Sparta”. La rappresentazione, di e con Silvia Priori, ribalta il mito mostrando il degrado, l’abbandono, il senso di vuoto e la caducità che caratterizzano l’aspetto e l’animo della vecchia Elena, che vede scorrere lentamente davanti a sé il ricordo di ricchezze, glorie, invidie e bellezza. “Cosa resta a questa Elena? Quale gioia, quale amore, quale amante, quale libertà?”, si chiede Silvia Priori. L’appuntamento, per il quale l’ingresso sarà gratuito, è per le ore 21 presso il Teatro Openjobmentis sito in piazza Repubblica a Varese. 

“La mia Elena ribalta il mito e rivaluta la figura della donna e le restituisce la sua dignità – spiega l’attrice e regista Silvia Priori -. Un personaggio estremamente attuale che ha sempre fatto parte del vissuto culturale e dell’immaginario popolare. Una donna archetipo, un po’ come Eva, considerata responsabile di tutto che urla e si ribella a Dio stesso, suo Padre. In Elena la ragione di Stato, la volontà altrui la costringe a scelte obbligate, ed anche l’amore con Paride è effimero, passeggero, come un raggio di luce che si conficca nella notte più buia e si perde. Una figura immortale come Ermengarda, la Monaca di Monza, Maria Stuarda, Anna Bolena, Giovanna D’Arco, donne sconfitte dalla loro stessa ambizione di essere vive e pensanti”.

“Ancora tante donne oggi subiscono, soffrono, resistono e cedono ma tante combattono fino alla fine e oltre lasciando tracce indelebili – prosegue Silvia Priori -. La mia Elena è una donna sola, che ormai vecchia e sfiorita, rivive attraverso un percorso a ritroso i momenti decisivi della sua vita tumultuosa interrogandosi su ciò che è effimero e su ciò che è sostanziale. La mia Elena è una donna come molte ce ne sono oggi, che sogna la felicità e l’amore puro ma conosce molto bene il sapore della rinuncia, costretta dal padre Tindaro, desideroso di garantire prosperità al suo regno, a scegliere come sposo l’odioso Menelao che la costringerà nelle mura del suo palazzo ritenendola incapace di generare un figlio maschio. La mia Elena è una mamma che piange la sua bambina, la piccola Ermione, che essendo nata femmina e quindi inutile al trono, le viene strappata via da Menelao per farla allattare da una schiava. Il suo bel palazzo si trasforma così in una prigione, un luogo oscuro, silenzioso, senza occhi e senza orecchie. Per anni prigioniera di Menelao e poi prigioniera di un’infinita guerra a cui assiste con l’anima che brucia”.

“La mia Elena smantella l’archetipo che la mitologia ci ha tramandato e che la immortala come la bella, la dea, la prostituta, la cagna! La mia Elena è l’Elena di Sparta – precisa Priori -, che lotta contro gli dèi per averle riservato quel destino ingrato. Gli dèi le diedero in dono la bellezza, ma sebbene non l’abbia mai considerata un valore, ne fu vittima. La mia Elena trascorre la sua vita a costruire cavalli di Troia contro l’ingiustizia, il potere, l’abbandono, il disamore e la solitudine. Una storia eccitante in cui Elena, sempre trattata da reietta, da donna ammaliante ed ammaliatrice, si trasforma in creatura umanizzata, succube di una ‘ragione di Stato’, come Ermengarda, come Francesca, come la monaca di Monza”.

“E’ un messaggio attuale quello che si svela, con implicazioni psicologiche complesse, dove non si vogliono distruggere gli eroi maschili, ma semplicemente affermare la pari dignità dei sessi, dove nessuno ha il diritto di imporre scelte di vita che soffocano la personalità ed il diritto ad una vita consapevole, dove non sentirsi oggetto, ma persona – conclude l’attrice e regista -. Vorrei ridisegnare questo modello di donna, che sembra essere immortale nel subconscio collettivo e che ahimè continua a influenzare negativamente lo sguardo verso la figura femminile; vorrei dare alla mia Elena colori più tenui e densi, che abbiano il sapore del riscatto dopo secoli di condanne, da parte di uomini e donne. La mia Elena ribalta il mito, esprime il senso di un desiderio di uguaglianza tra persone, che, indipendentemente dal sesso, deve trovare una sua collocazione nella mente e nella realtà di tutti. La mia Elena, sei tu, una figura estremamente umana, fragile e con un profondo valore etico, spirituale e sociale. Silvia Priori”

Lo spettacolo vedrà in scena un corpo di danza orientale composto da Selene Franceschini, Barbara Mulas, Francesca Russo e Giorgia Santagostino e si avvarrà della regia di Silvia Priori e Renata Coluccini, con la collaborazione di Roberto Gerbolès. Le musiche saranno affidate a Marcello Franzoso mentre i testi delle canzoni  sono di Alberto Casanova. Le scene saranno curate da Luigi Bello e i costumi da Primavera Ferrari e la Sartoria Bianchi di Milano.

Lo spettacolo sarà preceduto da un tavolo di confronto sul tema dello spettacolo che si svolgerà presso il Salone Estense alle ore 18: “Elena: una resistenza al femminile – Dall’età greca a oggi”. Ad intervenire nel corso della conferenza saranno: Rossella Dimaggio, assessore ai Servizi educativi e Pari Opportunità del Comune di Varese; Francesca Berlinzani, docente di Storia Greca Università degli Studi di Milano e dell’Università della Svizzera Italiana di Lugano; Paola Biavaschi, docente di Diritto romano e diritti dell’antichità dell’Università dell’Insubria di Varese; Carla Castelli, docente di Lingua e Letteratura Greca dell’Università degli Studi di Milano; Giuseppina Di Maria, presidente dell’UNITRE Varese; Alessandro Ferrari, docente di Diritto ecclesiastico e canonico dell’Università dell’Insubria di Como; Amalia Kolonia, docente di Lingua e Letteratura Neogreca dell’Università degli Studi di Milano; Silvia Romani, docente di Storia delle Religioni dell’Università degli Studi di Milano.

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