21 Marzo 2014

Università, negli atenei statali diminuzione del 27% dei professori ordinari

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Negli ultimi 5 anni, negli atenei statali, i professori ordinari sono diminuiti del 27% (sono passati dai 18.227 del 2008 ai 13.164 del 2014). Negli atenei non statali (sempre negli ultimi 5 anni) i professori ordinari sono calati, invece, solo del 5,3%. Lo sottolinea la Crui che ha diffuso una sua analisi, titolata significativamente “Università ai minimi termini”.

L'Università Statale di Milano (italpress.com)

L’Università Statale di Milano (italpress.com)

La Crui sottolinea “la modesta dinamica all’ingresso: negli ultimi due anni, a fronte di 20.000 giovani che hanno acquisito il titolo di dottore di ricerca, le università italiane, statali e non statali, hanno reclutato meno di 1.500 ricercatori a tempo determinato, meno del 10%”. “Un potenziale di ricerca posto al servizio di altri Paesi, anche nei livelli superiori della docenza, che mina la capacità attrattiva e la competitività del sistema paese. Peraltro, va posto rimedio al continuo invecchiamento dei professori e dei ricercatori la cui età media è oggi di 51 anni”, avverte.

A livello di singola università, in relazione alle dinamiche di pensionamento, si sono determinati dei veri e propri vuoti in alcuni settori scientifici disciplinari, in particolare nell’area medica. “In generale, gli effetti delle politiche degli ultimi anni – chiede Crui – impongono un immediato cambio di rotta che, nel rispetto dei principi di sostenibilità finanziaria dei singoli atenei, regoli l’ingresso nel sistema universitario”.

Così, dalla Crui arrivano 10 proposte per un nuovo reclutamento dei docenti. I rettori chiedono di:

1) ripristinare una normale dinamica di ingresso al sistema universitario mediante l’adozione di un Piano giovani ricercatori capace di inserire almeno 1.500 giovani all’anno per 5 anni;

2) rendere autonomi gli atenei nella programmazione del personale, nei limiti delle risorse disponibili, per quanto attiene la ripartizione delle varie categorie, preservando solo un equilibrio generazionale in particolare a favore dei giovani;

3) eliminare il vincolo imposto dal decreto legislativo 49/2012 fra la chiamata di professori ordinari e la chiamata di ricercatori a tempo determinato di tipo b che crea un collo di bottiglia per tutti coloro che sono in possesso della abilitazione scientifica nazionale.

4) rendere più agevole il finanziamento di cattedre con fondi esterni;

5) agevolare la stipula di convenzioni fra università e servizio sanitario per posizioni di professore universitario, anche a tempo determinato, coperte da personale medico ospedaliero;

6) incrementare la circolazione dei docenti e dei ricercatori;

7) annullare le attuali scadenze dei punti organico attribuiti agli atenei, in particolare, quelli relativi al Piano straordinario per la chiamata di professori associati attualmente fissata per il 31 ottobre 2014.

8) in relazione agli incentivi previsti dall’art. 6 del dm 8 agosto 2013, prolungare il termine per le assunzioni di ricercatori di tipo b, attualmente fissato al 30 aprile 2014, per concorsi già banditi e in corso di svolgimento, e comunque in caso di ritardi non imputabili alla responsabilità degli atenei;

9) riflettere sulla praticabilità per il futuro delle modalità di svolgimento dei concorsi per le abilitazioni nazionali che hanno generato profonde difformità tra i vari settori;

10) superare il concetto (non previsto da alcuna normativa) di punti organico e le relative “scadenze” attraverso considerazioni di tipo finanziario sulla massa salariale dei singoli atenei.

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