Luino | 8 Marzo 2021

“Area Insubria Salute”, il respiro al tempo della pandemia: i consigli del dottor Franco Riva

Ecco il contributo dello dottore e specialista in Fisiopatologia e Fisiochinesiterapia Respiratoria, con esperienze tra Varese e Cunardo

Tempo medio di lettura: 4 minuti

“La conoscenza è come l’aria che respiriamo: essenziale per il corpo, fondamentale per la mente”. Ecco perché abbiamo chiesto al professor Franco Riva, pneumologo di grande esperienza, di aiutarci ad aumentare la nostra conoscenza del mondo della respirazione.

Un mondo poetico, raccontato nel suo aspetto romantico da illustri scrittori, ma anche e soprattutto un atto fisiologico fondamentale alla base stessa della vita.

Ecco il contributo del professor Riva, specialista in Fisiopatologia e Fisiochinesiterapia Respiratoria, libero professionista con ampia esperienza specialistica maturata come Direttore del Presidio Pneumologico Territoriale di Varese e Responsabile del Reparto di Pneumologia Riabilitativa presso la Clinica “Le terrazze” di Cunardo, al quale faremo seguire prossimamente una serie di video esemplificativi e formativi.

Angelo Ferloni

Il respiro al tempo della pandemia.

“… allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente…”. Un alito, un soffio, un respiro ci raccontano che la vita è respiro, movimento, libertà.

La pandemia sta mettendo a dura prova questo “alito di vita”. Questa pandemia è un fatto complesso.

Richard Horton nel suo editoriale su Lancet dello scorso mese di settembre, “COVID-19 is not a pandemic”, ha riproposto il termine di “Sindemia” (dal greco συν insieme e δήμος popolo, con sottinteso “νόσημα” malattia, ma anche disagio morale, crisi) coniato negli anni novanta dall’antropologo M. Singer, per definire “l’insieme di problemi di salute, ambientali, sociali ed economici prodotti dall’interazione di una o più malattie trasmissibili caratterizzata da pesanti ripercussioni economiche, sociali, ambientali in particolare sulle fasce di popolazione più debole e svantaggiata”.

La pandemia colpisce la nostra vita nel profondo. Ha un impatto invasivo nel nostro quotidiano. Paura del contagio, lutti, isolamento sociale, difficoltà economiche causano profondo disagio. La malattia da virus SARS-CoV2 (COVID-19) colpisce prevalentemente i polmoni. La pandemia colpisce prevalentemente la psiche.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avviato un’indagine in 26 paesi europei per valutare le conseguenze del COVID sulla psiche. L’indagine che terminerà il prossimo mese di aprile coinvolge in Italia un campione di 10.000 persone di età compresa tra 18 e 70 anni.

Stanchezza, depressione, rabbia, disturbi del sonno, ma soprattutto disturbi d’ansia, con somatizzazione sul respiro sono i sintomi più frequenti. Il disagio della psiche trova la sua espressione nel respiro.

Psiche deriva dal greco e significa anima, soffio vitale, respiro; quindi respiro e psiche si intrecciano, si fondono e l’uno è manifestazione dell’altra. Equilibrare il respiro significa equilibrare la psiche. Nulla “toglie il respiro” più di un vissuto fatto di costrizione imposta, di quel “sentirsi in gabbia” nella quotidiana e personale percezione della vita.

Quel soffrire interno ci porta, pur inconsapevolmente, a “cercare aria” respirando profondamente o più velocemente (iperventilazione). Nonostante il respiro sia addirittura superiore al necessario, rimane la percezione di non respirare a sufficienza.

È importante riconoscere questo disagio poiché nulla è più pericoloso di quell’esser certi di “essere tranquilli” di “non aver problemi”, di essere convinti che quel respiro anomalo non può essere la conseguenza di un disagio interno “perché stiamo bene”. Perché a quel punto la soluzione che rimane è dar la colpa ad un disturbo fisico che lo giustifichi e che non troveremo mai!

Bisogna andare al fondo della questione, riconoscere le nostre fragilità, prendersene cura. L’ansia è una risorsa. Non c’è nulla di cui vergognarsi. Non è sintomo di “debolezza”. Parlarne permette di condividerla e recuperare la calma.

Respirare è una funzione che normalmente avviene in modo autonomo. Il modo in cui respiriamo può dirci qual è il nostro stato fisico ma anche emotivo. Il respiro normale rilassato è guidato dal movimento del diaframma che si comporta come lo stantuffo di una pompa che si abbassa per aspirare aria durante l’inspirazione e si innalza per espirare. Il diaframma è un muscolo interno che separa il torace dall’addome tuttavia possiamo controllare il suo movimento osservando l’addome: si sposta in avanti quando inspiriamo, rientra quando espiriamo.

Appoggiando una mano sull’addome possiamo “misurare” il movimento del diaframma. Le situazioni di stress o ansia invece ci portano a respirare utilizzando prevalentemente i muscoli del torace.

In situazioni d’ansia il torace è iper espanso, respiriamo più velocemente, i muscoli sono contratti, avvertiamo dolori intercostali a volte interpretati come dolore cardiaco. L’iperventilazione paradossalmente riduce l’apporto di ossigeno al cervello e sviluppa una serie di sintomi: senso di disagio, formicolio agli arti o intorno alle labbra, vertigini, senso di confusione, senso di svenimento.

Per controllare questo tipo di respirazione appoggiamo le mani sulle costole nella parte laterale del torace oppure sullo sterno: avvertiamo l’espansione della gabbia toracica mentre l’addome rimane fermo.

Occorre contrastare questo circolo vizioso. Operando sul respiro possiamo influire in modo diretto sul nostro benessere fisico, emotivo e mentale. Si possono adottare diversi metodi di controllo del respiro tuttavia quello di seguito proposto è molto semplice e può essere attuato in qualunque momento e situazione (a casa, in ufficio, in treno, in aereo, ecc.).

La posizione ideale è semi reclinata ma va bene anche la posizione seduta con la schiena appoggiata alla spalliera della sedia.

  1. Tieni una mano sull’addome e l’altra sul torace all’altezza dello sterno. Fai qualche respiro di prova.
  2. Inizia a respirare usando il diaframma – devi percepire il movimento dell’addome. Chiudi gli occhi.
  3. Durante l’inspirazione controlla che la mano sull’addome si sollevi mentre la mano sul torace non rileva alcun movimento.
  4. Durante l’espirazione la mano sull’addome si abbassa mentre la mano sul torace rimane immobile.
  5. Il respiro deve essere lento e regolare. Non fare respiri profondi. Il ciclo respiratorio dura 6 secondi.
  6. a) Durante il ciclo respiratorio conta da 1 a 6 con la cadenza di un secondo.
  7. b) L’inspirazione dura due secondi. Conta: 1,2 durante l’inspirazione.
  8. c) L’espirazione dura 3 secondi. Conta 3,4,5 durante l’espirazione.
  9. d) Al 6° secondo alla fine dell’espirazione fai una pausa di 1 secondo.

Fai una serie di 10 respiri. Alla fine della serie fai una inspirazione finale trattenendo il respiro per 5 secondi. Poi riprendi un’altra serie di 10 respiri. Ogni serie di 10 respiri dura 1 minuto.

Sembra troppo difficile? No. Conta in modo fluido senza preoccuparti di mantenere il tempo. Lascia libertà alla mente. Non concentrare la mente necessariamente sul respiro. Lascia che il respiro sia percepito “fisicamente” dalla mano sull’addome. Il ritmo arriverà spontaneamente.

Spiritu in pulmones anima ducitur”. “Con il respiro portiamo nei polmoni l’anima, il soffio vitale” – (Cicerone)

Dr. Franco Riva

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