Casalzuigno | 8 Febbraio 2020

Allerta strumentalizzazione: un’arma tanto usata quanto controversa

Una lunga analisi per uno dei problemi che coinvolge, soprattutto nei nostri tempi, tutta la società. "Molteplici gli ambienti in cui si può manifestare"

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Allora, che potrei dirvi? Ah sì, ossequi a tutti! Come già citato nel titolo, l’articolo di oggi presenterà un tema alquanto particolare. Si può dire che la strumentalizzazione si presenta come un’arma multiforme, oltremisura usurpata nella nostra società, essendo questa una cronaca squisitamente attuale e discussa nel senso più giornalistico della parola. Ve ne parlerò in una maniera semplice e generale, sappiate comunque che è e sempre rimarrà un amaro colpo al cuore, vi piaccia oppure no.

Per rendere più l’idea e per informarmi come si deve, al fine di mitigare le probabilità di scontrarmi con bufale e teorie fasulle, vi spiego cosa è la strumentalizzazione. E’ quando ci si diverte a sfruttare le persone a proprio vantaggio, per saturare i propri gusti maniaci, per sentirsi forti di fronte ad un bersaglio facile, indifeso. E’ una realtà mesta, una sorta di schiavitù psicologica, mentale. In parte la strumentalizzazione può manifestarsi attraverso codeste forme, di cui comunemente si conosce l’esistenza, godendo essa di una diffusione non solo italiana.

Di solito, per strumentalizzare le vittime, si utilizzano stratagemmi subdoli, come può essere per esempio il porgerle regali, lodi, biasimi, per accaparrarsi la sua fiducia. Si ricorre anche a punizioni come bronci, imprecazioni, l’atto di mugugnare, indurre sensi di colpa.

Molteplici gli ambienti in cui si può manifestare una determinata manipolazione psicologica, come l’eccessivo masochismo, la scarsa autostima, l’ingenuità, l’anzianità, il narcisismo, la solitudine, la mancanza di relazioni interpersonali, il materialismo, l’influenzabilità, l’incapacità di dire no alle proposte altrui, l’ingordigia, la costante necessità di sentirsi apprezzati dalle altre persone.

Prendiamo come primo esempio lo stalking, mestamente conosciuto, che consiste nel provocare fastidio e disagio ad un determinato soggetto, sia esso un VIP a livello internazionale o meno. Non a caso, il termine deriva da un verbo inglese, to stalk, che ha come significato quello di camminare furtivamente. Si sono registrati numerosi casi e quindi non è una clemente idea non proteggersi, non difendersi, lasciare che codesto stalking imperversi le vostre esistenze. Solitamente è dovuto anche all’utilizzo oramai pienamente consolidatosi di social network come Facebook ed Instagram e Twitter.

Altro esempio è la pubblicità, volta a manovrare la società come un ammasso di burattini in uno spettacolo di conformismo e pregiudizi e ignoranza. E tutto questo per guadagnare danaro illegalmente.

Aggiungo al mio elenco le passate propagande naziste contro gli ebrei e i disabili e gli omosessuali, considerabili come forme di strumentalizzazione popolare. Non parlando, poi, dei nazi-skin che correntemente reincarnano lo spirito hitleriano dei tempi volati all’oblio. Menzioni disonorevoli anche l’antisemitismo e il razzismo.

Persino il bullismo e il cyberbullismo possono essere forme di strumentalizzazione, tutt’oggi e sfortunatamente molto diffusa. Pensate all’ambito scolastico, lavorativo, in giro, durante lo svolgimento di una qualsivoglia disciplina sportiva, per esempio. Vi sono persone malintenzionate pronte a tutto pur di deriderne seriamente e malvagiamente e eruditamente altre, attraverso immagini scarabocchiate, verbalmente, usufruendo di violenza codardamente gratuita, coadiuvate anche dai mass media e dai social.

Un consiglio utile ed efficace sarebbe parlarne con adulti di fiducia (educatori, genitori, docenti, presidi), imparare a difendersi, esporre denuncia. Speriamo che, così facendo, codesta acuminata strumentalizzazione cada nell’oblio più totale e si estingua definitivamente da ogni testata giornalistica.

Bene, adesso mi congedo, naturalmente, però sappiate che io, Samuele Pio, tosto o tardi farò ritorno e vivremo insieme una nuovissima avventura. Arrivederci!

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