Roma | 17 Luglio 2024

Ristorni ai Comuni di frontiera, «Soldi bloccati per mancata firma Ministro Giorgetti»

Ad annunciarlo oggi è il senatore varesino Pd, Alessandro Alfieri, che chiede chiarimenti in merito: «I Comuni spesso riescono a chiudere i loro bilanci solo grazie a quelle risorse»

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«Ho presentato un’interrogazione urgente sulla ritardata erogazione dei ristorni ai nostri Comuni di frontiera dovuta alla mancata firma del Ministro Giorgetti». Ad annunciarlo oggi è Alessandro Alfieri, senatore varesino, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Esteri e Difesa.

«Ad oggi il Ministero dell’Economia e delle Finanze non ha ancora provveduto all’emanazione del decreto di determinazione dei criteri di riparto e di utilizzo dei ristorni stessi che sono necessari per investimenti e servizi utili alle comunità di confine», prosegue ancora Alfieri.

«I Comuni di quei territori spesso riescono a chiudere i loro bilanci solo grazie a quelle risorse. Negli ultimi anni mi ero sempre adoperato per accelerare queste procedure. Oggi siamo in grave ritardo, un ritardo che crea profonda incertezza e rischia a sua volta di rimandare opere attese da tempo», conclude il senatore.

Ecco l’interrogazione con richiesta di risposta urgente, ai sensi dell’articolo 151 del regolamento del Senato, a firma Alfieri e Misiani, destinata al Ministro dell’Economia e delle Finanze.

Premesso che:

con legge del 13 giugno 2023 n° 83, la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera hanno ratificato l’Accordo relativo all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri ed il Protocollo di intesa recante le modifiche alla Convenzione tra i due Paesi per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio;

il nuovo regime pertiene al sistema di tassazione dei lavoratori frontalieri come definiti dall’articolo 2, lettera b), dell’Accordo, ossia quei soggetti residenti in Comuni italiani siti a meno di venti chilometri dalla frontiera, che svolgono un’attività di lavoro dipendente nella medesima area per un datore di lavoro svizzero e che rientrano quotidianamente nel proprio domicilio. L’accordo, all’articolo 2, lettera a), fornisce, inoltre, una definizione di “area di frontiera” che per quanto riguarda la Svizzera, è rappresentata dai Cantoni dei Grigioni, del Ticino e del Vallese e per l’Italia, delle Regioni Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Bolzano;

la novità più rilevante tra la nuova e la previgente disciplina risiede nell’adozione di un criterio concorrente nella tassazione. L’imposizione fiscale sarà, pertanto, effettuata sia nello Stato dove viene prestato l’attività lavorativa, sia nello Stato di residenza;

già nell’accordo siglato nel 1974 tra Italia e Svizzera era stata approvata una disciplina relativa ai ristorni fiscali, ovvero parte delle tasse pagate dai lavoratori frontalieri in Svizzera che rientrano in Italia agli enti locali, alle province e ai comuni di confine.

considerato che:

i ristorni sono essenziali per gli enti pubblici e consentono di programmare imponenti investimenti in opere pubbliche nonché finanziare alcuni servizi utili alla comunità territoriale;

per dare una misura dell’entità delle somme basti pensare che l’importo della compensazione finanziaria in riferimento alla remunerazione dei lavoratori frontalieri per l’anno 2022 è stata pari a 107 milioni 482 mila 210,25 franchi, una cifra molto importante se si pensa che nel 2019, solo tre anni fa, era invece di 90 milioni di franchi;

l’accreditamento dei ristorni ai comuni di frontiera delle somme versate dalla Svizzera nel giugno dell’anno precedente dovrebbero essere versate, come solitamente avviene, tra la metà del mese di luglio e agosto;

ad oggi il Ministero dell’Economia e delle Finanze non ha ancora provveduto all’emanazione del decreto di determinazione dei criteri di riparto e di utilizzo dei ristorni stessi che, come evidenziato, sono necessari per la fornitura dei necessari servizi alla popolazione;

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario e urgente procedere in tempi celeri all’emanazione del decreto di riparto citato in premessa alla luce delle pesanti ricadute finanziarie che il ritardo sta provocando sui bilanci dei comuni di frontiera.

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