Quando si tratta di decidere come spendere i soldi presenti nelle casse comunali per realizzare opere pubbliche e altri interventi nell’interesse della collettività, l’inquadramento demografico è un fattore con cui vanno obbligatoriamente misurate le ambizioni di un sindaco e della sua giunta.
Lo ha sottolineato, durante l’ultimo Consiglio comunale, il primo cittadino di Luino, Enrico Bianchi, introducendo la nota di aggiornamento al Documento Unico di Programmazione, strumento di pianificazione strategica del Comune. E infatti l’ampia analisi di tabelle e bilanci del DUP è stata preceduta da un focus su griglie e grafici torta (alcuni riportati in galleria fotografica) che raccontano i mutamenti numerici – e sociali – del paese lacustre.
«Un paese che sta invecchiando – ha affermato il sindaco consultando il rapporto tra nascite e decessi degli ultimi anni e quello sulla distribuzione della popolazione per fasce d’età – Un cambiamento importante che interessa l’Italia intera».
Indubbiamente il biennio del Covid ha contribuito ad alimentare il divario numerico tra chi nasce e chi muore: 122 nascite con 150 decessi nel 2018, 118 nascite con 220 decessi nel 2021. Nel mezzo, i rapporti del 2020 (69 nascite con 238 decessi), e quelli del 2019 (111 nascite con 209 decessi).
La popolazione luinese al 31 dicembre 2021 (ultimo dato disponibile) era pari a 14.128 abitanti, così distribuiti: 6.811 maschi (48%) e 7.137 femmine (51%). Significative le dimensioni del calo, a livello generale, se messe a confronto con la situazione di dieci anni fa, quando il Comune sfiorava i 15.000 abitanti. E a proposito di cali, colpisce in particolare quello della fascia pre scolare della popolazione (0/5 anni): da quota 772 nel 2016 a quota 639 a fine 2021.
Venendo ai dati percentuali, la comunità luinese è rappresentata al 4,5% dalla fascia prescolare, al 9,7% da quella dell’età dell’obbligo scolastico, al 12% da persone della fascia “forza lavoro” (16/29 anni), al 47% da individui in età adulta (30/65 anni) e al 26% dalla fascia over 65. L’età media è di 47 anni e il dato è in aumento.
Guardando al passato, infine, è cresciuto in termini di rilevanza un ulteriore fattore, quello del cosiddetto “indice di dipendenza strutturale“, che monitora il rapporto tra gli individui inattivi (fascia 0/14 anni e oltre i 65 anni) e la popolazione attiva (dai 15 ai 64 anni). Ad oggi, ha evidenziato Bianchi, sono presenti 64 inattivi per ogni 100 che lavorano. Nel 2002 il dato degli inattivi toccava quota 47.
(Foto di copertina, Delia Ilona Ciocoiu)
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