Prima non è covid, poi sì, e poi ancora due ulteriori tamponi escludono la positività. Nel frattempo un’intera famiglia è rimasta per quattro giorni in balia dei protocolli di Ats, sottoponendosi ad una quarantena probabilmente non necessaria.
E’ una donna di Castelveccana a raccontare alla nostra redazione l’intera vicenda. Il marito, lunedì mattina, avverte dei disturbi e si reca in pronto soccorso a Cittiglio. Il primo tampone è negativo, viene ricoverato per altra causa: diverticolite acuta.
Poi però arriva il tampone di verifica, che dà esito opposto e quindi parte la trafila dell’isolamento, con trasferimento all’unità covid dell’ospedale di Varese. I congiunti dell’uomo – moglie e figlio – vengono avvisati via sms dall’Agenzia per la tutela della salute e si attengono alle procedure senza muoversi da casa.
Le condizioni dell’uomo fortunatamente non peggiorano, e il terzo e il quarto tampone “ristabiliscono” la negatività al coronavirus. Il paziente resta isolato, il personale sanitario prospetta un secondo trasferimento, questa volta presso il reparto di Medicina, per il giorno seguente.
“Da lì, noi a casa siamo rimasti nel limbo del sistema Ats – racconta la donna che ci ha contattato – decine e decine di telefonate a tutti i numeri possibili, senza ricevere una risposta. Esasperata ho chiamato i carabinieri di Luino, che in serata mi hanno confermato di dover restare a casa, in attesa di indicazioni dall’autorità sanitaria”.
Passa un altro giorno e i carabinieri di Casteleveccana fanno visita alla donna in mattinata, per verificare lo svolgimento della sua quarantena. Nell’occasione le forniscono ulteriori recapiti, tra numeri di telefono e indirizzi mail, per provare a capirci qualcosa. La trafila dei contatti riprende fino al pomeriggio: “Un messaggio sul cellulare di Ats ci ha informato che la quarantena, alla quale non avremmo dovuto essere sottoposti, era terminata”.
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