Si sono conclusi dopo due anni alcuni accertamenti portati avanti dal Ministero pubblico del Canton Ticino, effettuati nei confronti di un agente della Polizia cantonale al quale, nell’agosto 2019, erano state contestate alcune irregolarità nella gestione di oggetti sequestrati nell’ambito di inchieste penali, e in particolare di alcune armi.
Il Procuratore generale Andrea Pagani ha emanato un decreto d’accusa nei confronti dello stesso agente in si propone una condanna a una pena pecuniaria di 150 aliquote giornaliere sospesa condizionalmente, oltre a una multa e al pagamento di spese e tasse di giustizia.
Le ipotesi di reato sono quelle di falsità in documenti (con riferimento alla falsificazione di una firma su un contratto di acquisto di un’arma) e di ripetuta infrazione alla Legge federale sulle armi e le munizioni (per aver posseduto 34 armi e parti essenziali d’arma nonché 645 chilogrammi di munizioni senza aver dato avvio alle necessarie procedure d’autorizzazione). L’inchiesta ha invece permesso di escludere la commissione dei reati di appropriazione indebita e sottrazione di cose requisite o sequestrate.
Le armi, le parti essenziali d’arma e le munizioni possedute lecitamente e rinvenute nell’estate di due anni fa al domicilio dell’imputato sono state dissequestrate ma affidate al Servizio armi, esplosivi e sicurezza privata della Polizia cantonale. Per la parte restante (quella dunque non detenuta regolarmente) è stata invece ordinata la confisca e la distruzione. Non verranno rilasciate ulteriori informazioni.
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