Luino | 4 Luglio 2021

Luino, “No a politiche illusionistiche, ma sì a concrete azioni di co-progettazione”

Il Pnrr può essere un’opportunità anche per la città nell’ottica della rigenerazione urbana: “Un’azione politica che richiede volontà e coraggio”

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(a cura di Diego Intraina) Raccontare le origini e il processo di una realtà urbana non è una cosa semplice, sia per la difficoltà che si incorre nella ricerca dei documenti e anche per l’impossibilità evidente di recuperare informazioni dirette provenienti da fonti umane. Invece risulta essere più semplice e non meno importante raccontare le storie degli ultimi quarant’anni, dove la memoria, sempre in qualche modo parziale e sottoposta ad interpretazione, è viva ancora nei corpi di coloro che l’hanno elaborata o subita attraversandola in prima persona come abitanti e come attivisti politici.

Tracciare un percorso di quarant’anni del vissuto mutante che ha caratterizzato il governo della città di Luino vuol dire discutere di almeno 8/9 Amministrazioni apparentemente di sfumatura differente. Governi che nel lungo andare hanno disegnato un arcobaleno politico dai colori sempre più neutri tanto da essere costretti all’abbandono della tanto sfruttata e illusionistica tavolozza dei colori. Si è partiti dal deciso bianco democristiano per passare a quello rosa delle vecchie compagini miste democristiane-socialiste, sino a provare, per un quinquennio l’arrossato colore di una lista progressista di centro-sinistra sostituita dal “periodo marrone” delle liste civiche del centro-destra, ottenuto dalla miscela azzurro-verde della “seconda Repubblica”. Nella “terza Repubblica” è ormai inevitabile dover cambiare registro. Di fatti la lista civica, oggi al governo, sembra decisa a voler abbandonare la logica fluida dei colori e dispiegarsi alla volontà dei principi comportamentali: togliersi dalle tasche la mazzetta dei possibili abbinamenti di colore e iniziare a professare rel-azioni empatiche di partecipazione, condivisione e co-progettazione.

Torniamo alla storia.

L’oggetto che brevemente tratteremo, ripercorrendo per l’appunto questi ultimi quarant’anni, è quella del nucleo storico di Luino, una struttura disegnata principalmente da due vie, Felice Cavallotti e Via Manzoni e da molteplici proprietà strutturate a corte, articolate da un nodo corrispondente alla proprietà della Parrocchia di Luino, estesa proprietà composta dalla Chiesa di S. Pietro e Paolo, dalle abitazioni dei sacerdoti e da un’area, purtroppo sacrificata all’abbandono e al disinteresse a partire dagli anni ‘80/’90. Area importante che ha svolto un ruolo di qualità e non solo, per le sue funzioni socio-culturali. Sono presenti edifici storici con presenze del XII secolo che hanno ospitato da metà dell’ottocento, per l’appunto funzioni sociali significative come un ospedale e, in età più moderna, il Patronato e Circolo ACLI e la sede Scout. Nei primi anni trenta la proprietà si è vista coinvolta da un felice spirito rigenerativo, una co-partecipazione generosa che ha prodotto una donazione che ha dato vita al Teatro/cinema Pellegrini, che tanto ha contribuito alla cultura luinese.

La nostra storia parte però dalla fine degli anni ’70.

In tutto questo periodo, su questo soggetto storico, si è creduto opportuno e giusto far regnare una sola legge e un solo comportamento: una inerzia politica che ha fatto credere, dimenticando la storia precedente, che il bene comune dovesse essere rappresentato e “governato” dalla iniziativa delle singole proprietà private.

Salvo però smentirsi in negativo nell’unico intervento pubblico che, negli anni ’90, ha visto l’Ente Pubblico intervenire in via Felice Cavallotti sull’edificio e sulla corte, dove proprio Garibaldi si era fermato per curarsi visto la presenza della farmacia, con la peggiore sensibilità immobiliarista. Non solo non si è interessata della precedente proposta avanzata nel 1979 di una nuova e possibile rigenerazione attraverso una ricucitura della via Cavallotti con la via Manzoni nominata all’ora “asse trasversale”. Questo nuovo fraseggio avrebbe potuto collegare pedonalmente le due vie con la via Giuseppe Mazzini e consegnare alla città una nuova opportunità commerciale e di frequenza. Se questo collegamento fosse stato realizzato avrebbe sicuramente potuto creare una potenziale articolazione e riqualificazione del centro storico e non limitarsi al peggior disastro urbanistico ottenuto: trasformare il cortile in un paradossale posteggio privato che ancora oggi pone seri problemi di gestione alla pedonalizzazione della via Cavallotti.

Questa esperienza cosa dovrebbe insegnare?

Insegna quanto l’inerzia politica possa influire negativamente, quando ci si trova per necessità o per richiesto interesse, ad intervenire sulle trasformazioni urbane. La carenza politica all’educazione delle relazioni/condivisioni/co-progettazioni, crea aridità intuitiva e interpretativa che troppo spesso costringe i governanti ad inciampare, per corruzione dell’intelletto e a nascondersi per l’imbarazzo dietro una forzata burocratizzazione.

Nel frattempo sono però passati altri anni di silenzio e di inerzia, nonostante l’obbligato allestimento di piani regolatori e piani di governo.

Oggi il centro storico, a parte qualche generoso sforzo da parte di qualche commerciante, non sembra vivere una migliore condizione di salute, tant’è che la strategica (potenziale rigenerazione del centro storico) e ignorata proprietà Parrocchiale, presenta una sempre imbarazzante visione di custodia e di cura del dichiarato bene comune. La proprietà e l’Amministrazione Comunale sembrano essere ingessati e non riuscire a concentrarsi su altro che non sia la tradizionale attività del mercato immobiliare.

Una vera condizione di disagio storico e urbanistico, che di fatto è stata fino ad oggi confermata nel succedersi delle pur diverse colorate Amministrazione Pubbliche nel lasciare perdurare il flusso continuo di autovetture che continuano ad attraversare caoticamente il centro storico.

La storia potrebbe imperturbata continuare così?

Purtroppo no. Al peggio non ci sarebbe un limite, se si continuasse con l’inerzia politica della logica deviata che giustifica ciechi giochi illusionistici a favore della sola proprietà privata.

Continua ad esistere la preoccupazione che possa arrivare qualche “movimento immobiliarista” che intervenga a sfruttare la necessità di un risanamento economico della proprietà. L’alleanza di queste due condizioni potrebbero mettere sotto pressione la nuova Amministrazione Comunale -che contrariamente alle altre colorate ha professato di perseguire i nuovi principi comportamentali a garanzia dei beni comuni- che potrebbe essere sottoposta ad una pressione di richiesta: una variante al recente Piano di Governo del Territorio.

La variante potrebbe comportare la radicale richiesta, imbarazzante, di un cambiamento di zona che permetterebbe la demolizione di edifici storici, in questo caso un teatro con vocazione pubblica-  per fare spazio ad una nuova e cospicua assegnazione di nuova volumetria residenziale di cui Luino proprio non ha bisogno che oltretutto andrebbe a creare un possibile precedente su cui molti potrebbero recriminare per un loro “legittimo interesse”.

Ma oggi una soluzione alternativa è possibile.

Sembra aprirsi una possibilità. Il PNrr, Piano Nazionale di ripresa e resilienza, sembra proprio concentrarsi su queste problematiche di “rigenerazione urbana e di strutture di inclusione sociale, di infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”. Questa opportunità, qualora ben studiata, potrebbe, qualora ci fosse, aiutare la solvenza finanziaria della proprietà con un acquisizione giusta dell’intera proprietà da parte dell’Amministrazione Comunale, ridando ai cittadini luinesi la tanto attesa rigenerazione e riqualificazione del centro storico, riportando al centro dell’agorà politica la giusta ragione d’essere del bene comune.

Sicuramente questa azione politica richiede volontà e coraggio.

La volontà di dare vita ad un Laboratorio di co-progettazione sulla rigenerazione urbana risulterebbe un vero e caratterizzante atto politico di questa nuova Amministrazione. Una volontà che risulterebbe in perfetta coerenza con i principi comportamentali dichiarati in campagna elettorale e darebbe, da subito, un bell’esempio politico di profonda discontinuità dalla unificante logica sulla sfumatura dei colori della vecchia politica.

Evitiamo le azioni irrecuperabile della politica illusionista, evitiamo che si possa definitivamente corrompere la necessaria e progressiva illusione di poter ancora rappresentare una diversa e possibile realtà.

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Una risposta a “Luino, “No a politiche illusionistiche, ma sì a concrete azioni di co-progettazione””

  1. Rolo ha detto:

    La cronologia di quella parte antica del centro storico luinese che raccoglie le memorie cittadine narrata dall’autore dell’articolo dovrebbe fare comprendere quanto la storia di ogni comunità sia sempre ed inevitabilmente ricondotta all’anima di quei manufatti, spesso malconci o addirittura inagibili, che raccontano gli accadimenti cittadini e, piacevoli o meno che essi siano, a mio parere la memoria va conservata.
    Ogni amministrazione comunale, indipendentemente dalla sua tavolozza politica, dovrebbe prioritariamente avere a cuore l’anima e la cura del proprio centro storico che da sempre, nel tempo, ha raccontato gli accadimenti che hanno dato lustro a quel Comune. Nel caso del cinema teatro Pellegrini il non fare nulla per evitare l’avvento di una nuova speculazione immobiliare che cancellerà la nostra memoria con l’ennesima (penso) cementificazione è sicuramente poco accettabile, specie se esistono i presupposti del citato Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza menzionato nell’articolo che potrebbero fare pulsare nuovamente i sentimenti di chi volle quelle opere che potrebbero essere oggi riportate alle loro ispirazioni originali per favorire un utilizzo di carattere sociale di cui anche Luino ha fortemente bisogno.
    Penso anche che la parrocchia di Luino (dicono proprietaria dell’immobile ricevuto in donazione), se supportata dall’Amministrazione dovrebbe/potrebbe utilizzare i fondi previsti dal P.N.N.R. per adempiere ad una rigenerazione urbana che porti a quei fini misericordiosi, caritatevoli e soprattutto sociali che da sempre hanno contraddistinto la Chiesa e questo sarebbe sicuramente meglio che non cedere all’ennesima quanto inutile cementificazione in pieno centro storico.
    Certo, a Giovanni Pellegrini fu intitolata nel 1936 una via, ma sì…, che si accontenti di quella…!
    Rolando Saccucci

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