E’ stato approvato in data 15 aprile, dalle Commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera, una modifica al decreto Covid, che permette il “diritto alla disconnessione” per chi lavora in Smart working.
Questo nuovo emendamento permette “alla lavoratrice o al lavoratore che svolge l’attività in modalità agile il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche, nel rispetto degli eventuali accordi sottoscritti dalle parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati”, ma “non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”.
Il Capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Lavoro, Niccolò Invidia, afferma: “È un passo importante sul fronte dei diritti dei lavoratori e nell’ottica di un aggiornamento della disciplina del lavoro agile, anche e soprattutto alla luce di quanto è avvenuto durante la pandemia”.
L’approvazione di questa riforma concede infatti il diritto alla disconnessione al lavoratore con un figlio minore di 16 anni in didattica a distanza che, alternativamente all’altro genitore, svolge l’attività in modalità agile.
“Sono molto soddisfatto perché in questo modo non solo tuteliamo i tempi di riposo e la salute del lavoratore, ma lo facciamo senza che vi siano ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi. Superata la fase dell’emergenza, sul tema sarà necessario confrontarsi per far sì che questo diritto venga riconosciuto a tutti in modo stabile, ma intanto sono felice che, per la prima volta nella legge italiana, si parla di “diritto alla disconnessione”, conclude così il capogruppo Niccolò Invidia.
L’emendamento è infatti in linea con l’orientamento del Parlamento europeo che a gennaio ha richiesto una legge comunitaria che garantisca ai lavoratori il diritto alla disconnessione digitale senza incorrere in ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro.
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