La questione dei ritmi che regolano la campagna vaccinale in Lombardia, costretta ad andare a rilento a causa della scarsità di dosi disponibili, va affrontata una volta per tutte nelle sedi opportune, al fine di intervenire sui meccanismi di distribuzione delle fiale e consentire alla Regione di incrementare la propria erogazione che, secondo le stime attuali potrebbe addirittura triplicare. Se solo arrivassero i vaccini.
A tornare sul punto, dopo l’incontro settimanale con il direttore generale al Welfare di Regione Lombardia, Giovanni Pavesi, è il consigliere leghista Emanuele Monti il quale, questa mattina, proprio a colloquio con Pavesi, ha chiesto che il tema venga portato sul tavolo della Conferenza Stato – Regioni, perché ad oggi si viaggia a meno di 50 mila vaccini al giorno. Ma “si potrebbe fare molto di più”.
La Lombardia, stando ai dati elencati da Monti, è la sesta regione per numero di dosi consegnate per mille abitanti, con 252,45 dosi. La prima è l’Emilia Romagna con 289,75 dosi/1000 abitanti e la terza la Toscana (268,73 dosi/1000 abitanti) che, fa notare Monti, è “la regione più in ritardo per il numero di dosi somministrate. Se la Lombardia, in quanto regione più popolosa, fosse anche quella con più dosi ricevute, potremmo vaccinare molte più persone. Mancano all’appello, a causa di questo inadeguato criterio di ripartizione, circa 370 mila dosi alla Lombardia”.
La polemica non si placa e anzi, i suoi contorni e le sue sfumature di carattere politico rendono il dibattito in merito ancora più acceso al Pirellone, tra i sostenitori della “linea Monti” che puntano il dito contro gli accordi stretti dalla Commissione europea, “principale responsabile dell’impasse odierna”, determinata anche dalla mancata ricerca di “vie alternative”per gli approvvigionamenti, e chi invece insiste – le opposizioni – su una gestione fallimentare di tutto l’apparato organizzativo da parte della Regione.
“E’ sconfortante che ad ogni problema si addossi la colpa alla Lombardia – sottolinea Monti in conclusione -. Questo sentimento anti lombardo perpetrato da una certa parte della politica non fa bene a nessuno, specialmente in questa fase dove occorre compattezza istituzionale”. E senza dosi restano soltanto le schermaglie tra schieramenti.
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