Riceviamo e pubblichiamo una lettera che una nostra lettrice, Valentina Marzolla, ha voluto inviare alla nostra redazione per lanciare un messaggio di speranza legato al Natale: una ricorrenza che, complici le difficoltà dovute all’epidemia di coronavirus che sono sotto gli occhi di tutti, vorrebbe essere salvata da molteplici punti di vista.
E se invece il Natale fosse già salvo? Se fossero gli uomini e le donne, invece, a poter essere salvati dal Natale? È questo il suggerimento – anche concreto, perché sono tanti i gesti che si possono compiere – che Valentina ha voluto proporre ai lettori.
Scusate, ma sono al punto di non potermelo più tenere per me, ho uno scoop sensazionale: il Natale è già salvo!
Ve lo voglio proprio dire, perché le più grandi testate giornalistiche ci stanno tempestando con le ipotetiche misure “salva Natale” del governo e anche tra noi comuni mortali, molti sospirano auspicando che si faccia “qualcosa per il Natale”.
Il fatto è che invece, incredibilmente, il Natale arriverà, anzi riaccadrà come ogni anno e sarà lì per ognuno di noi, aspettando di essere riconosciuto. E chissà se non trovandoci ammassati negli assordanti centri commerciali o esasperati dalle spese delle festività, non riusciamo a sentirne meglio la discreta ma ferma Voce.
Lo so, “salvare il Natale” è un’espressione che vuole rappresentare una tutela verso quella parte dell’economia che si nutre in particolare di questi momenti, però permettetemi una cosa.
Natale, non è la settimana bianca, non è il regalo, non è un cenone o un fastoso pranzo, non è l’albero, non sono le luminarie e neppure il presepe; non a caso Natale, è l’unica parola fra queste a doversi scrivere con la maiuscola. Mai come in questo periodo mi sembrerebbe evidente che tutto, e dico tutto, è imprescindibile dal fatto del Natale che apparentemente niente c’entra con gli esempi sopra citati. Eppure li può abbracciare tutti e anche più, fino ad abbracciare il nostro vicino di casa o stretto parente che a 70 anni si trova a morire solo in ospedale chiamando “mamma”.
Ricordiamoci che l’economia dovrebbe supportare l’umano e non il contrario. Qualche giorno fa mi trovavo in un vivaio dove ne ho potuto toccare la desolazione fisica e ancor più morale negli occhi dei gestori. Non sapevo cosa dire sentendo i loro più che giusti sfoghi e la loro incertezza sul domani; ho detto l’unica cosa che sapevo con certezza di poter fare per loro: “Pregherò per voi”, aspettandomi una qualche espressione colorita di disappunto come reazione. Invece l’uomo mi ha guardato con occhi sinceri dicendo un sorpreso e sorprendente “Grazie. Se lo capissero tutti si andrebbe meglio”. Ecco un uomo che sa di doversi far salvare dal Natale e che non ha la pretesa assurdamente contraria.
Certo che questo non significa addormentarsi sulla corona di un rosario e stare a guardare. I gesti che possiamo compiere, tutti, per sostenere chi ora si trova nel bisogno, sono molteplici: dal comprare un fiore in più al vivaio più vicino (anche se non si ha proprio il pollice verde come me), a riscoprire i commerci al dettaglio locale di carni, formaggi e prodotti ortofrutticoli, al contribuire alla Colletta Alimentare che mai come quest’anno risponde ai bisogni di tutti.
Per chi ha il terrore di potersi trasformare, a causa di un gesto di condivisione, in un irrimediabile buonista consiglio anche due film:
– Il Primo Natale di Ficarra e Picone. Anche se già visto lo scorso anno può far molto bene riguardarlo con la mascherina;
– Hunter Killer – Caccia negli abissi. Parrebbe la solita americanata bellica giocata sotto le acque russe, ma nasconde due chiavi di lettura profonde per aprire gli occhi e il cuore sul potere che ha l’Umano quando si risveglia, persino contro minacce mondiali.
Buon Natale a tutti.
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