Arcisate | 13 Novembre 2020

Covid ad Arcisate: “Colpa degli svizzeri?”. Botta e risposta tra sindaco e Lega dei Ticinesi

Il consigliere Quadri: "Potremmo ritirare il permesso ai frontalieri". Cavalluzzi e gli esponenti dem Astuti e Alfieri: "Stop alle polemiche, serve collaborazione"

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Fa discutere, soprattutto oltre confine, l’articolo pubblicato due giorni fa dal Corriere della Sera e dedicato alla difficile situazione in cui si trova, a causa del Covid-19, il paese di Arcisate: sono più di 200, infatti, le persone positive e almeno un migliaio quelle in quarantena.

Interpellato dalla stampa, il sindaco Gianluca Cavalluzzi ha provato a raccontare quanto l’affrontare la pandemia, con tutte le criticità ad essa legate, sia un’attività che riempie le giornate con tanti problemi da risolvere e aiuti da consegnare alle famiglie che non possono uscire di casa.

Ciò che, però, ha scatenato la reazione del consigliere della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri è l’accusa – presente nel titolo dell’articolo – rivolta alla Svizzera di aver causato una diffusione del contagio così elevata nel paese. Sulle colonne del Corriere si parla di più testimonianze che riferiscono di un “approccio elvetico blando” e di superficialità nelle misure di sicurezza adottate nelle aziende oltreconfine, senza però che tali parole vengano direttamente attribuite al primo cittadino, a cui si rivolge invece il consigliere.

“Lasciamo a casa tutti i frontalieri di Arcisate: a versargli lo stipendio ci penserà il loro sindaco”: è la provocazione lanciata da Quadri tramite Facebook, che accusa il quotidiano di via Solferino di voler alimentare la “polemichetta” antisvizzera.

“Noi facciamo chiudere cinema e teatri ma le frontiere, grazie alla partitocrazia, restano spalancate”, prosegue l’esponente della Lega dei Ticinesi. “Per fare contento il baldo sindaco di Arcisate, potremmo cominciare col ritirare il permesso G a tutti i frontalieri suoi concittadini. Poi ci penserà il baldo sindaco a mantenere loro e le loro famiglie”.

Non si è fatta attendere la risposta di Cavalluzzi, che ha immediatamente spiegato come non ci sia stato alcun intento di accusa verso i vicini svizzeri, ma è evidente che nelle aree in cui le persone tendono a spostarsi maggiormente per lavoro vi sia una probabilità maggiore di propagazione del virus: “Questo non significa che Milano, Varese, le scuole, gli ospedali o la Svizzera siano i colpevoli della pandemia. Ci sono centinaia e centinaia di frontalieri rispetto alle poche decine di pendolari verso Milano, ma da qui a dire che ho incolpato qualcuno, purtroppo, il passo è stato breve ma sbagliatissimo. In questo momento, dobbiamo collaborare tutti per fare fronte a questa grossa emergenza”.

E un invito alla collaborazione giunge anche da parte del senatore Alessandro Alfieri e del consigliere regionale Samuele Astuti. I due esponenti dem intervengono sull’accaduto con queste parole: “È ora di dire basta alle polemiche. Il momento è drammatico e la necessità è quella di abbassare subito i toni. I due Paesi sono legati a filo doppio, sia dal punto di vista economico che sociale, il che, in un momento drammatico per entrambi, impone una fattiva collaborazione. I toni usati da Quadri non esprimono in alcun modo il sentire dei cittadini né lombardi né ticinesi e per questo vanno smorzati”.

“La necessità ora – concludono Alfieri e Astuti – è piuttosto quella di armonizzare le misure tra i due Paesi e di avviare una svolta più restrittiva nel Ticino come in Lombardia per garantire la massima sicurezza ai lavoratori frontalieri e alle loro famiglie”.

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