Luino | 19 Luglio 2020

Luino, il fondamento della fede nel messaggio domenicale di don Sergio

All'inizio del terzo anno di Comunità Pastorale il prevosto ricorda come la presenza del Signore sia una base fondamentale che sostiene l'esistenza di ogni uomo

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(don Sergio Zambenetti) Ciò che è capitato al popolo ebreo uscendo dall’Egitto ed entrando nella Terra promessa è sempre emblematico per la vita della Chiesa di tutti i tempi, perché ci dice quanto fu grande la consapevolezza del bene che il Signore ha voluto al suo popolo, ma anche al bene che vuole al suo nuovo popolo che è la Chiesa di oggi. Capire questo è importante per noi, oggi, in un momento di forte cambiamento non solo per la Chiesa, ma anche per il mondo intero, dove i mutamenti sono molteplici e di ogni tipo.

Verso dove stiamo andando? Che cosa succederà domani? Pensiamo a quanta incertezza il Covid19 ha procurato. Credo, però, che per noi cristiani, come lo è stato per gli Ebrei, non basta fermare il pensiero a ciò che accadrà, bensì è necessario riconoscere che in ogni istante la presenza del Signore diventa motivo di forza e di fiducia. L’arca dell’alleanza, segno della costante fedeltà di Dio, ha permesso agli Ebrei di sostenere e superare difficoltà enormi, che sarebbero state per le generazioni future, il fondamento su cui basare la fiducia di fronte alle nuove esperienze, che il tempo e le circostanze della vita avrebbero loro procurato.

Noi abbiamo 2000 anni di storia della Chiesa, durante i quali si sono verificati passaggi epocali, dove chi ha avuto fiducia nella fedeltà del Signore ha saputo rinnovare e ringiovanire ciò che il Signore Gesù aveva istituito a partire dai dodici apostoli, in continuità con il popolo d’Israele, fondato sulle dodici tribù, come ci ricordano le dodici pietre della prima lettura di questa domenica.

Vi chiederete perché sto facendo questa riflessione e la risposta nasce dal contesto in cui stiamo vivendo noi come Chiesa universale, ma
soprattutto come Chiesa particolare e locale. Stiamo iniziando il terzo anno di Comunità pastorale e non possiamo dimenticare che già prima e poi in questi due anni sono cambiate molte cose dovute alla partenza di alcuni sacerdoti, destinati altrove e fra poco toccherà anche a don Massimiliano; poi la morte di don Luigi e di don Giorgio, l’arrivo di don Franco e fra poco di don Giuseppe. Oltre a questo un nuovo modo di impostare la pastorale con alcune scelte che abbiamo fatto e ultimamente la pandemia, che ci ha costretto a rivedere e reimpostare la celebrazione delle messe, gli orari, le regole della distanziazione, la sanificazione, la sospensione momentanea della amministrazione di alcuni sacramenti; nuove modalità per le attività oratoriane e così via.

In tutto ciò mi sto rendendo conto che la fedeltà del Signore, la sua presenza nella Parola e nell’Eucaristia, la possibilità di celebrare, per quanto è possibile, le nostre feste tradizionali, impediscono lo smarrimento e ci permettono di non lasciarci impaurire e soffocare dagli eventi che sono accaduti. Senza questi fondamenti certi, legati alla fede e alla tradizione, che chiedono di essere forse reinventati o vissuti in modo adeguato alle esigenze del momento, saremmo persi e confusi. Noi, invece, non ci scoraggiamo, perché abbiamo delle basi certe che danno significato all’esistenza, seppure in contesti e situazioni nuove e impreviste. Ci protegga nel nostro camino la Vergine Maria, Regina del monte Carmelo e Patrona della nostra Comunità Pastorale.

Per consultare il bollettino comunitario “Oltre l’apparenza”, cliccare qui.

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