Luino | 11 Maggio 2020

La maturità ai tempi del Coronavirus vista dagli occhi di una liceale luinese

Il bel messaggio di Ilaria Notari, che ha voluto condividere con tutti noi emozioni e sensazioni che sta provando mentre sta preparando l'Esame di Stato

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(articolo di Ilaria Notari) Ci hanno chiesto di stare a casa e l’abbiamo fatto, senza pensarci due volte. Ci hanno chiesto di continuare ad essere diligenti, attenti in una scuola a distanza, e l’abbiamo fatto. Ci hanno chiesto di essere reperibili, puntuali con le consegne, presenti all’appello, e l’abbiamo fatto.

Ci hanno chiesto di rinunciare ai nostri amici, compagni, banchi e l’abbiamo fatto. Ci hanno chiesto di tenere duro, di aspettare nuove informazioni e, zitti, l’abbiamo fatto. Ci hanno chiesto di accettare le condizioni del caso perché sono decisioni difficili, e l’abbiamo fatto. Ci hanno chiesto di prendercela con la sfortuna perché non è colpa di nessuno, e l’abbiamo fatto. Ci hanno chiesto come stesse andando la scuola e non come stavamo noi: “va tutto bene“, e l’abbiamo fatto, abbiamo risposto. Ci hanno chiesto di concentrarci sul presente, di guardarci dentro e capire chi siamo, cosa vogliamo.. e l’abbiamo fatto.

Ma non è semplice sapete? Perché tutto questo ha portato alla rinuncia del nostro ultimo anno di liceo. Ci ha portato a rinunciare al contatto, al confronto, ai pianti d’ansia e le risate di felicità. Ci ha negato la possibilità di contare insieme i giorni alla maturità con sguardi, litigate, imprese assurde e abbracci. Ha lasciato in sospeso noi e tutte quelle cose a cui dovevamo mettere ancora un punto, in quella classe, in quel percorso, in quei rapporti.

Avevamo ancora tante cose da imparare dalle persone che hanno camminato con noi questi cinque anni; dai prof, dai nostri compagni. Avrei voluto avere la possibilità di sorridere di più alle persone con cui non parlavo tanto, e dire qualcosa di bello ai miei amici in difficoltà all’interrogazione. Avrei voluto avere la possibilità di piangere in bagno ed essere salvata da un “l’importante è uscire”; arrabbiarmi tanto da voler mollare tutto e finire con l’essere contenta di non averlo fatto.

Avete presente quando arriva quel momento dell’anno in cui manca la terra sotto i piedi? Ai prof perché manca mezzo programma da finire e a noi perché abbiamo paura che tutti gli sforzi siano vani. Ecco, sono momenti che possono durare in eterno ma in realtà sono millesimi di secondo.

E mi chiederete, perchè? Perchè un prof poi entra in classe e capisce che non importa se per quell’anno non ha fatto un argomento, perché i suoi alunni lo amano e sanno molto di più di quello che si aspettasse. Mentre per un alunno basta guardarsi dietro per capire che non è solo. Che tutti si sono sentiti così e che tutto passa, perché così è la vita.

Questa volta però è diverso, sono due mesi che mi manca la terra sotto i piedi. Che cerco di appigliarmi a qualcosa, ma costantemente scappa via. Sono piccoli attimi in cui tutto sembra normale, che in realtà non stiamo perdendo nulla, ma non è così. Tutto è fermo e noi non possiamo farci niente. I giorni passano come gli argomenti, le interrogazioni, le verifiche e sempre più capisco cosa mi manca davvero della scuola.

Non è il riscontro del voto, no. È il riscontro dello sguardo, del sorriso, addirittura dei movimenti. Ma anche gli occhi di disaccordo mi mancano, quelli che ti facevano sentire piccola però ti davano la consapevolezza di chi eri ma soprattutto di chi saresti potuta essere.

Siamo stati bravi, siamo bravi e sono fiera della mia generazione data sempre tanto per scontata e messa da parte. Ci siamo responsabilizzati in una settimana e cresciuti molto più di quanto avremmo fatto senza questa situazione. Ma non è abbastanza, perché le cose che abbiamo schivato per arrivare a questa presa di coscienza, stanno tornando.

L’insicurezza del vivere nel mondo, l’incertezza dell’università che andremo a fare; tornano le malinconie di non aver vissuto quegli ultimi attimi di gioia, felicità che ci avrebbero accompagnati tutti insieme al traguardo. Ora, invece, ciò che ci è rimasto è solo tanta tristezza, ansia e incertezza.

Noi soprattutto, siamo in un momento della vita in cui vorremmo mille certezze ma siamo consapevoli che non è possibile averne nemmeno una; quindi sì, continueremo a fare tutto ciò che ci è stato chiesto. Arriveremo puntuali alle videochiamate, a consegnare i compiti, a studiare ciò che ci assegnate e ad aspettare in notizie migliori.

Noi lo faremo ma consapevoli che, però, ci sono stati strappati tanti momenti da poter ricordare e tante emozioni da poter vivere.

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