Agno | 18 Aprile 2020

Agno, i sindacati ticinesi sul caso Mikron: “Inaccettabili i licenziamenti”

"Grande rammarico" da parte di UNIA Ticino e OCST che reagiscono con forza in difesa dei dipendenti coinvolti dalla drastica decisione annunciata dall'azienda

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La notizia dell’intenzione di sopprimere 110 posti di lavoro nella sede di Agno della Mikron, che si vanno così ad aggiungere agli altri 25 licenziamenti dichiarati lo scorso novembre, ha creato delusione e sconcerto tra i dipendenti e i loro rappresentanti sindacali.

La direzione dell’azienda ha avviato nella giornata di ieri, venerdì 17 aprile, un periodo di consultazione della durata di diciotto giorni con le parti sociali e i rappresentanti del personale, azione che è stata immediatamente oggetto di critiche da parte dei sindacati UNIA Ticino e OCST.

Al Gruppo Mikron, che fornisce componenti al settore automotive, vengono contestate alcune criticità, a partire dalle reali motivazioni della decisione di ridurre l’organico di circa un terzo che non è determinata, se non in minima parte, dalla pandemia di coronavirus: dal momento che l’azienda ha visto “un 2019 con il segno positivo, sia in termini di crescita del fatturato sia in termini di utili”, dichiara UNIA Ticino, “risulta pertanto incomprensibile un’accelerazione di queste proporzioni”. Sulla stessa lunghezza d’onda sono anche i rappresentanti di OCST: “Le ragioni per le quali si è giunti a questo triste annuncio sono da ricondurre a discutibili decisioni prese e progetti intrapresi dall’attuale direzione”. Da parte loro arriva anche un commento sulla situazione del personale, il quale “aveva, tramite la sua commissione interna, inviato alla direzione e all’azionariato importanti e dettagliati segnali che non si stava andando nella direzione giusta” e che, per questo, “sta pagando cara la mancata considerazione delle sue competenze e del suo impegno per il bene dell’azienda”.

La tempistica della scelta di operare i tagli ha scatenato chiaramente un malcontento ancora maggiore: “un intervento così drastico in un momento così delicato per l’economia”, affermano i rappresentanti di UNIA Ticino, “fa emergere molto chiaramente quanto sia in realtà fragile la tanto esaltata «responsabilità sociale» delle imprese”. “Nonostante la quasi totalità delle maestranze sia a casa in regime di lavoro ridotto”, si legge nel loro comunicato, “la direzione ha fatto partire da oggi il periodo di consultazione con le maestranze e i rappresentanti sindacali: Come è possibile organizzare seriamente delle discussioni con i dipendenti lontani dal posto di lavoro? Ciò dimostra l’assoluta mancanza di volontà da parte del gruppo di trovare delle alternative ai licenziamenti attraverso un processo serio di consultazione”.

Tutto ciò ha portato gli enti sindacali a chiedere a gran voce una rivalutazione del provvedimento o quantomeno a venire incontro il più possibile alle richieste e alle proposte del personale di cui essi rappresentano la voce. “Chiediamo che il piano sociale che verrà in un secondo tempo stabilito, sia adeguato al danno subito e consideri la condizione delle famiglie che, in un momento drammatico come questo, nel quale il mercato del lavoro non offre opportunità di ricollocamento, perdono un reddito importante” conclude l’OCST nel suo comunicato.

(Foto © Unia Ticino)

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