Roma | 13 Marzo 2020

Coronavirus, “I frontalieri non diventino carne da macello per l’economia svizzera”

Il deputato cinque stelle Invidia è per la chiusura di tutti i varchi, rilancia smart working, cassa integrazione straordinaria e altre misure. "Sicurezza prioritaria"

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Sono ore di preoccupazione e frustrazione per i lavoratori frontalieri del territorio, finiti inevitabilmente al centro dell’emergenza coronavirus. Da una parte ci sono le perplessità per il modo diverso con cui Italia e Svizzera stanno affrontando la pandemia (le minori precauzioni oltre confine sono in questo momento un potenziale rischio aggiuntivo per i contagi), dall’altra ci sono le ingestibili code ai valichi, quelli rimasti aperti, dopo la decisione presa da Berna di limitare i punti di accesso rendendo inagibili ben nove dogane.

Dogane che, allo stato attuale, secondo tante voci che si stanno alzando dal versante del frontalierato, andrebbero del tutto chiuse, ponendo la questione della salute collettiva come priorità assoluta in rapporto a qualsiasi altro aspetto.

E’ di questo avviso anche il deputato del Movimento Cinque Stelle Niccolò Invidia, da giorni impegnato in un dialogo continuo con i funzionari del Ministero degli Esteri, e di conseguenza con le istituzioni elvetiche, per fronteggiare le difficoltà e i dubbi dei cittadini.

Si stanno rischiando discriminazioni nei confronti degli italiani – ha affermato Invidia dopo aver sottolineato che in Ticino si contano al momento più casi positivi al Covid-19 che nelle province di Varese e Como sommate tra loro – non solo per i maggiori controlli che subiscono, ma anche per i primi segni di razzismo che la popolazione locale sta mostrando e che vengono riportati online”.

“Anche le istituzioni del Canton Ticino chiedono la chiusura e alla fine la situazione attuale, oltre che essere poco sicura, è anche anti-economica sul lungo periodo – prosegue Invidia -. Molti frontalieri si sentono come carne da macello per l’economia svizzera, viste anche le dichiarazioni delle autorità bernesi, che hanno chiesto al nostro Paese il prosieguo delle attività lavorative”.

Partendo da questi presupposti, il deputato cinque stelle dichiara di appoggiare i sostenitori della chiusura totale dei confini, e rilancia dove possibile l’applicazione dello smart working, la cassa integrazione straordinaria per i frontalieri del settore secondario e il permesso di lavoro per il personale medico, con check sanitari della Croce Rossa ai varchi per le persone che continuerebbero a transitare quotidianamente.

“Se diamo priorità alla sicurezza, diamo priorità alla stessa economia sul medio periodo – conclude Invidia -. Le mezze misure non pagano, e infatti se ci sono delle regole draconiane in tutta Italia, non vedo perché i territori di confine dovrebbero sottrarsi a questa condizione”.

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