La dipendente del Comune di Luino che nel novembre 2018 fu denunciata per aver sottratto oltre 240mila euro dalle casse dell’ente, raggirando i numerosi cittadini che si recavano a Palazzo Serbelloni per pagare le tasse, avrebbe agito perché affetta da gioco compulsivo.
E’ questa la novità emersa ieri in aula durante l’udienza preliminare del processo per peculato, falso ideologico e riciclaggio, frutto dell’indagine portata avanti dai carabinieri della città lacustre dopo la denuncia effettuata dal Comune per i clamorosi ammanchi. La tesi, come riporta il quotidiano La Prealpina, emerge dalla memoria difensiva presentata al giudice dall’avvocato della donna, Paolo Valenzano, e a cura della psichiatra Stefania Zeroli.
La donna, C.V., una 63enne ex dipendente comunale, presso la Cassa Unica di Palazzo Serbelloni, che verrà giudicata con rito abbreviato, sostiene fin dall’inizio la teoria, ora fatta propria dalla difesa, e il disturbo – date le sue caratteristiche patologiche – potrebbe risultare decisivo ai fini dell’imputabilità, qualora venisse riconosciuto.
Contestualmente restano aperte le posizioni di altre due persone, per le quali il pm Massimo Politi ha chiesto il rinvio a giudizio. “Due famigliari dell’ex impiegata – si legge ancora sulle pagine del quotidiano locale – accusati di riciclaggio perché, pur conoscendo la provenienza illecita del denaro, lo avrebbero trasferito sui loro conti correnti bancari o postali, usandolo anche per comprare due auto“.
Il Comune di Luino si è costituito parte civile solo nei confronti dei due parenti, mentre resta aperta una ulteriore causa, quella per il risarcimento del denaro sottratto illecitamente all’ente pubblico. L’udienza è stata rinviata al 12 marzo, quando verranno discusse le posizioni dei due parenti dell’ex dipendente.
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