Varese | 29 Gennaio 2020

Spaccio nei boschi di Cugliate, incastrati dai selfie: condannati due pusher

Un anno e quattro mesi e dieci mesi e venti giorni per due marocchini, già in carcere in via cautelare. Armi in mano negli scatti ritenute vere dai carabinieri

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Un anno e quattro mesi per un imputato, dieci mesi e venti giorni per l’altro. Sono queste le condanne attribuite ieri dal Tribunale di Varese a due dei sei soggetti arrestati nell’ambito delle indagini avviate dopo il rogo nei boschi tra Montegrino e Cugliate avvenuto nel dicembre del 2018.

In seguito alle operazioni di spegnimento erano emersi alcuni effetti personali, grazie ai sopralluoghi compiuti dai carabinieri di Luino: una felpa e un telefono parzialmente bruciato. Dalla memoria dell’apparecchio erano emersi alcuni scatti dei condannati, due marocchini, uno di venti e uno di trent’anni, intenti a maneggiare armi.

Per uno dei due, gli accertamenti avevano condotto ad un ulteriore capo di accusa, poi caduto, quello connesso alla responsabilità del rogo. Per gli spacciatori, già in carcere in via cautelare, sono risultati decisivi, ai fini delle condanne, i particolari relativi alle arme.

“Nell’udienza di settimana scorsa – si legge oggi sul quotidiano locale La Prealpina – il pm Lorenzo Dalla Palma aveva fatto cadere le accuse, ritenendo che non ci fossero prove. Ma il collegio del Tribunale aveva voluto approfondire ‘la natura delle armi‘ e quindi aveva convocato il maresciallo dei carabinieri che fece le indagini. Ieri è stato sentito il militare, il quale ha spiegato che una delle due pistole avrebbe potuto anche essere una riproduzione, mentre l’altra era sicuramente vera“.

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